Sono chiamate "maggiaiole" le
ragazze di Sant'Andrea di Conza che, l'ultimo sabato di maggio, si recano in processione
alla Cattedrale dell'antica Conza per venerare la Madonna della Gaggia.
Si tratta di giovanette, pellegrine d'amore, che, in "primavera - che vuol l'uomo
s'innamori", vanno ad implorare dalla Vergine la grazia di trovare un buon fidanzato,
poi marito, che sia premio alle loro domestiche virtù. Coll'annuale pellegrinaggio al
"Santuario" mariano di Conza, le pie ragazze di Sant'Andrea perpetuano un rito
penitenziale che un'antica leggenda, tramandata oralmente, fa discendere da un
"patto" stabilito tra tutti gli abitanti di Sant'Andrea e la Madonna della
Gaggia.
Si racconta che la Madonna, nottetempo e all'insaputa di tutti, sia scappata da
Sant'Andrea per rifugiarsi nella Chiesa di Conza, città sede dell'omonima archidiocesi
metropolitana. Riportata, con le buone e con la forza, a Sant'Andrea, la "Divina
fuggitiva" sarebbe nuovamente approdata a Conza. Al secondo invito dei Santandreani a
far ritorno "in patria", la leggenda dice che la Madonna avrebbe così
sentenziato: "Ho stabilito di rimanere in questo tempio metropolitano di Conza e di
volere che le ragazze di Sant'Andrea vengano qui, ogni anno l'ultimo sabato di maggio.
Verranno le mie predilette - racconta la leggenda - col capo coperto da un bianco
fazzoletto sul quale appunteranno una corona fatta con rametti e acini di uva spina. Se
con tutti i Santandreani sarò ancora e sempre Madre di grazie - avrebbe detto la Madonna
- alle "verginelle" pellegrine farò la speciale grazia di far trovare un buon
compagno per la vita. La Madonna avrebbe anche penalizzato il mancato esercizio del
pellegrinaggio da parte delle maggiaiole: il Sindaco di Sant'Andrea a .... spazzare la
chiesa e la piazza di Conza.
Il pellegrinaggio si ripete da tempo immemorabile nel rispetto dell'antico
"patto".
Di buon mattino le ragazze, pronte per il "fatale andare" a Conza, si riuniscono
nella chiesa madre. Formatosi il corteo, sfilano in doppia linea, prima per le strade del
paese, e poi lungo l'itinerario seguito dalla Madonna fino a Conza: un paio di Km di
strada campestre. Il supplice "binario" delle maggiaiole ha in testa il
Crocefisso, che fa da guida al pellegrinaggio, scortato dalle mamme e dai giovani del
paese, nonché dal Sindaco e dal Parroco. Una statua della Madonna del Rosario accompagna
il corteo dalla chiesa madre alla periferia di Sant'Andrea, ove in una cappella rimane in
attesa che le ragazze ritornino da Conza.
Lungo la strada percorsa dalla Madonna "fuggitiva", le maggiaiole rievocano col
canto la "storia" della "fuga" e le "promesse"
reciprocamente fatte in un lontano giorno, e che vengono annualmente rinverdite.
Prima di arrivare a Conza, col Crocefisso delle amorose pellegrine vengono benedetti i
campi. E' anche un prender fiato prima di dare inizio all'ascensione verso la
"santa" collina di Conza, dove si verificherà il tanto sospirato incontro con
la Madonna, la "Matre de 'r' verginelle".
Alla periferia dell'antica città, "metropoli degli Irpini", il pellegrinaggio,
atteso dai Conzani, è accolto con fraterna amicizia e festosa allegria. Sindaco e Parroco
di Conza consegnano ai colleghi Santandreani le chiavi della città e la stola
sacerdotale. In comunione di sentimenti e di civiltà si va alla comune Cattedrale, al
"santuario" della Gaggia.
L'incontro delle maggiaiole con la loro Madonna raggiunge, sempre, il sublime della fede e
della speranza, che viene espresso specialmente col canto devoto e supplichevole. La Messa
conclude il viaggio di andata e dà inizio al viaggio di ritorno, "spezzato"
dalla colazione che viene consumata all'aperto, quando i giovani cominciano a piluccare le
corone delle maggiaiole. Allora è la Madonna che fa la grazia ... dell'amore. |
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Le "Maggiaiole" (del
maestro F. DeRogatis) |