Note storiche su Sant'Ilario.

                                                                                                        (a cura del Comitato pro-Sant'Ilario)
 
 
 

E' molto probabile, ma non vi è ancora un definitivo riscontro "scientifico", che la comunità di Sant'Ilario ricadente nel comune di Atella, ad 870 metri sul livello del mare, sia intitolata a Sant'Ilario di Piotièrs, il Santo Francese che fra il 315 e il 367 d. c. attraversò la penisola italiana nel suo viaggio verso la Terra Santa.

E tutti quei luoghi in cui sostò più a lungo vennero nominati "Sant'Ilario".

In tale punto dell'appennino, che si affaccia sulla valle di Vitalba, fra Rionero, Atella, montagne di Calitri, il bosco di San Cataldo, fu edificata una Chiesa a Sant'Ilario di cui restano pochi ruderi.

La piccola Comunità di Sant'Ilario fu annesa al Cumune di Atella dal primo gennaio del 1861, allorquando Francesco II di Borbone, re di Napoli, su specifica richiesta degli abitanti del luogo, ne decise il passaggio dalla precedente amministrazione di Avigliano.

Infatti l'insediamento attuale di Sant'Ilario fu realizzato proprio da coloni aviglianesi che, per le loro attività agricole, si allontanarono dal luogo centrale e si stabilirono in questo come in altri luoghi limitrofi.

E di Avigliano è rimasta intatta la tradizione, la lingua, gli usi e i costumi, i riti religiosi, la cultura.

Dall'analisi delle strutture archittettoniche, dalla evoluzione della lingua, da ulteriori riscontri amministrativi ed anagrafici, si può dedurre che l'attuale centro abitato di Sant'Ilario è sorto verso la metà del 1600.

Intorno al nucleo originario vennero a formarsi tutte quelle attività di supporto che rendono viva ed urbanistica attiva una comunità fino a diventare un punto di riferimento per tutte quelle contrade e masserie del circondario, per la fruizione di servizi, per il mercato, le botteghe artigiane, la chiesa, la posta e successivamente anche la scuola.

Fino a trenta anni fa Sant'Ilario era abitato da oltre mille persone, ed altrettante erano insediate nelle contrade circostanti.

Ma anche qui, come altrove, l'emigrazione ha fatto la sua parte, sconvolgendo ed impoverendo nel numero e nelle potenzialità, le prospettive di sviluppo territoriale, soprattutto per l'agricoltura e la pastorizia, ma anche per le non poche peculiarità turistiche e culturali.

 

 

 


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