Piazza di Spagna                             PIAZZA DI SPAGNA NELL'800

I poeti inglesi, durante il loro soggiorno a Roma, furono relegati in quanto protestanti, nella zona di Piazza di Spagna, la quale al tempo era una zona malsana a causa del clima particolarmente umido, che permetteva il proliferare di numerosi insetti, causa di malattie come la malaria. Ciò, naturalmente, poteva peggiorare la instabile salute dei poeti che, come Keats, erano venuti in Italia per curarsi.

Per paradosso, oggi, Piazza di Spagna è considerata una zona di élite, sebbene continui comunque a presentare un alto tasso d'inquinamento, soprattutto atmosferico, le cui cause sono imputabili non più a fattori naturali, bensì all'intervento umano sull'ambiente.

Anche se le sostanze di origine naturale rappresentano la maggioranza delle particelle immesse nell'aria, quelle di origine umana hanno una importanza critica, poiché le attività che le creano aumentano di anno in anno.

Il maggior responsabile dell'inquinamento dell'atmosfera è indubbiamente l'uomo, il quale provoca, direttamente o indirettamente, l'aumento delle "impurità" presenti nell'aria: si tratta di particelle gassose, liquide e solide prodotte da attività industriali, da attività agricole e dall'utilizzazione di materiali radioattivi; esse vanno ad aggiungersi a quelle dovute a fenomeni naturali, (come pollini, spore, ceneri vulcaniche, polveri sollevate dal vento ecc.)e, pur rappresentando quantità percentualmente poco rilevanti, alterano la qualità dell'aria, fino a renderla malsana o addirittura irrespirabile.

Siano esse naturali o artificiali, queste impurità non interessano soltanto le zone in cui si sono originate: infatti, i gas si mescolano e si diffondono nell'intera atmosfera con grande facilità; le sostanze liquide e quelle solide entrano in sospensione nell'aria, costituendo i cosiddetti aerosol atmosferici, che possono essere trasportati dai venti per notevoli distanze e talvolta riescono a propagarsi anche nell'alta atmosfera per effetto di correnti ascensionali.

I loro effetti sono tanti e si fanno sentire non solo localmente, ma anche su scala regionale e taluni di essi coinvolgono persino il globo intero.

Le fonti industriali dell'inquinamento dell'atmosfera comprendono, per incominciare, i prodotti provenienti dagli impianti di eliminazione dei rifiuti e dai relativi dispositivi di scarico; le fonti agricole includono i prodotti d'irrorazione di insetticidi e pesticidi. 

A queste vanno aggiunte le impurità dovute agli scarichi dei veicoli a motore, che sono i principali produttori di monossido di carbonio, ossido di azoto ed idrocarburi, oltre ad ossidi, cloruri e altri composti di piombo.

In notevole misura contribuiscono, inoltre, i prodotti della combustione di caldaie a nafta, gas o carbone, impiegate per produrre calore o energia per abitazioni, esercizi commerciali e industrie; fra queste, le centrali termoelettriche sono le principali responsabili della presenza di anidride solforosa nell'aria.

L'anidride solforosa è uno degli inquinanti più comuni delle nostre città e viene prodotta dalla combustione di carbone ed idrocarburi. In condizioni di forte umidità essa può trasformarsi in anidride solforica e dar luogo alla formazione di aerosol di acido solforico. Queste sostanze non di rado producono lo smog (dall'inglese smoke = fumo e fog = nebbia), che non solo è fastidioso ma può anche comportare pericoli molto gravi: basti pensare che già nel 1952, fra il 5 e l'8 dicembre, nella cappa d'aria sovrastante la grande metropoli di Londra, gli inquinanti solforati raggiunsero valori fino a dieci volte superiori a quelli normali; secondo alcune stime, in quella occasione lo smog fu responsabile della morte di circa 4000 persone e del ricovero in ospedale di oltre 10000, colpite da difficoltà respiratorie più o meno gravi.

Anche quando non provoca vittime o disturbi gravi ed immediati, a lungo andare l'anidride solforosa può produrre effetti dannosi non soltanto sugli organismi animali e vegetali ma perfino sulle rocce, riuscendo talvolta ad alterarle profondamente.

Quest'ultimo fenomeno è preoccupante per diverse città italiane perché può compromettere un patrimonio artistico di inestimabile valore culturale: a Roma, per esempio, molti monumenti appaiono coperti da una crosta nerastra che intacca la superficie e lentamente deteriora le rocce calcaree usate frequentemente come pietre ornamentali ed anche per pregevoli sculture.

Nell'aria delle regioni urbanizzate sono pure frequenti il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto e gli idrocarburi incombusti. Del primo è molto nota la tossicità: l'ossido di carbonio che entra nella circolazione sanguigna si combina con l'emoglobina, formando carbossiemoglobina, che inibisce la capacità circolatoria nei confronti del trasporto di ossigeno, i primi effetti di una forte concentrazione di CO nell'aria si manifestano con un indebolimento delle funzioni mentali, a cui può seguire anche la morte.

Estremamente nocivi sono anche i diversi ossidi di azoto, che partecipano attivamente alla formazione dello smog. Gli idrocarburi , dovuti ad un'incompleta combustione, sono dei tipi e delle composizioni più diversi; non è da escludere che alcuni di essi, assieme ad altri inquinanti, possano dar luogo alla formazione di sostanze cancerogene.

Le fonti principali di questi inquinanti sono rappresentate dai gas di scarico degli autoveicoli, che producono anche diversi composti del piombo e nel complesso contribuiscono in notevole misura a rendere l'aria malsana.

L'aumentata immissione nell'atmosfera di ossidi, soprattutto quelli di zolfo ed azoto, ha reso allarmante il fenomeno delle piogge acide che esercitano una serie di effetti dannosi sia per la vita animale che per quella vegetale.

Tra le malattie che si associano con maggiore frequenza all'inquinamento dell'aria da parte delle sostanze descritte, si possono ricordare i disturbi e le lesioni broncopolmonari come la bronchite, l'asma, l'enfisema, che colpiscono soprattutto gli abitanti delle grandi città e delle zone più industrializzate.

Una forma d'inquinamento atmosferico che interessa tutta la terra, ed è particolarmente grave nelle aree urbane, è rappresentata dall'aumento della percentuale di anidride carbonica contenuta nell'aria.

Questo aumento in parte è dovuto alla combustione di carbon fossile ed idrocarburi, che va sempre crescendo; ma che è anche in buona parte conseguenza di continui e spesso imprudenti disboscamenti effettuati dall'uomo: in molti casi non vi è la vegetazione sufficiente per assorbire, con la fotosintesi clorofilliana, una parte dell'anidride carbonica presente nell'aria nelle zone antropizzate.

A conclusione di queste note sull'inquinamento atmosferico, bisogna osservare che ognuno degli inquinanti immessi nell'aria ha una o più sorgenti che lo producono ma anche uno o più "pozzi che lo rimuovono dall'atmosfera: le polveri cadono per gravità o vengono spazzate via dalle precipitazioni; le particelle radioattive si disintegrano col tempo o sono eliminate dalle piogge; l'ozono stesso viene rimosso da diversi processi naturali.

Esiste quindi, per ogni sostanza presente nell'aria, sia naturale che artificiale, un "tempo di residenza" che è dell'ordine di pochi giorni per i componenti minori la cui concentrazione è molto variabile( acqua, anidride solforosa), è di qualche anno per i componenti minori che variano la loro concentrazione più lentamente( come l'anidride carbonica); il tempo di residenza è invece estremamente lungo per i costituenti principali dell'atmosfera e perciò vengono chiamati anche "costituenti permanenti".

L'esistenza di questi ultimi indica che l'atmosfera si trova attualmente in uno stadio di equilibrio dinamico. A c'è da chiedersi fino a quando sarà capace di mantenerlo, cioè fino a che punto i processi naturali di "autodepurazione" dell'atmosfera saranno in grado di neutralizzare o di limitare gli effetti negativi delle attività inquinanti umane, che vanno crescendo ogni giorno di più.

 

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