In Sardegna, una delle terre più antiche d’Europa, nel periodo Neolitico si svilupparono civiltà piuttosto evolute, indicate col termine di culture, di cui sono state ritrovate numerose testimonianze.

Montessu: ingresso di una "domus"

Nella fase centrale del neolitico (4300-3000 a.C.) gruppi umani, già viventi in caverne, introducendosi dal mare verso l’interno, passarono a costruire capanne per abitare, a scavare tombe nella roccia (dette in lingua sarda “domus de janas”= case di fate), corredando i morti di oggetti talora preziosi.

Le domus de janas, viste come tante piccole aperture allineate che paiono le porte di altrettante case, sono ritenute dalla tradizione popolare le dimore di piccole fate, che tessono stoffe d’oro in telai d’oro.

Si tratta, in realtà, di necropoli prenuragiche formata da stanzette a pianta tondeggiante ricavate dalla roccia o, come nel caso di S.Andrea Priu vicino a Bonorva, di strutture piu’ complesse  in cui la presenza di un corridoio all’aperto che confluisce in un altro grande colonnato svela la funzione di tempio in cui i protosardi si recavano, 

Interno di una domus della necropoli di Sant'Andrea Priu

A sinistra: rappresentazione della "dea madre"

non solo a rendere omaggio ai loro morti,  ma anche  a pregare la potente Dea Madre ed il Dio Toro di cui sono state ritrovate numerose statuette votive. 

 

Sezione della struttura di una domus de janas

 

L’interno di alcune tombe presenta particolari architettonici  quali porte, travature, focolari che, riproducendo le dimore dei vivi, dimostrano inequivocabilmente la fede in una vita ultraterrena e una rinascita del defunto.
Nel periodo successivo del neolitico recente (3000-2400 a.C.), crebbe l’economia produttiva (rivoluzione agricola), con la più estesa diffusione dei gruppi e gli scambi tra di loro e con i paesi esterni del Mediterraneo; ne nacque un sistema di organizzazione sociale avente a base il nucleo familiare. Le comunità si aggregarono in villaggi con servizi essenziali e codificano tipi tombali, che ora assumono aspetto monumentale.

Qui sopra: esempi di "protomi taurine", motivi culturali incisi o dipinti nelle domus de janas, simboleggianti la divinità maschile.

A destra: Interno istoriato di una tomba della necropoli di Montessu

In particolare, sono di grande suggestione gli ipogei, composti in “cittadelle dei morti”, che riproducono le abitazioni con i dettagli di rifinitura architettonica degli interni e con le decorazioni simboliche figuranti schemi di teste e di corna taurini e di ariete (animali sacri), silohuettes della divinità femminile e altri motivi lineari 

simbolici graziosamente composti in scultura e pittura, su pareti, pilastri, porte e soffitti: si distinguono i complessi di ipogei di Anghelu Ruju (Alghero), Mandra Antine (Thiesi), S.Andrea Priu (Bonorva), Montessu (Villaperuccio).

A sinistra: la famosa domus "Roccia dell'elefante", scavata all'interno di un imponente blocco di trachite eroso dalla natura, che gli ha conferito questa singolare forma.

Interno della necropoli di Anghelu Ruju