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POZZI
SACRI
La
religione delle genti nuragiche si esplica nei luoghi di culto nei
quali alla specificità delle forme dei templi si sposa la
ricchezza degli ex-voti. Prevale il culto dell'acqua (e
dell'essere misterioso che vi si sarebbe racchiuso, secondo il
canone delle credenze naturalistiche e animistiche del tempo), nei
pozzi sacri. |
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Il
pozzo è un tempio a ipogeo come testimonia il ritrovamento di
alcuni bronzetti raffiguranti la potente dea Madre. La forma del
sacello è quella di un pozzo, più o meno profondo, coperto a
cupola e preceduto da un atrio rettangolare o (raramente) da
un'esedra rotonda per il rito e l'esposizione delle offerte votive
e di addobbi simbolici.
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La
struttura a tholos rivela
un vero e proprio nuraghe sotterraneo, dimora della divinità. La
scalinata è l’accesso arcano; il passaggio dalla luce
all’ombra è progressivo e accompagna le tappe della
trasformazione di chi si avvicina al sovrannaturale, forse dopo
l’incubazione, sonno
premonitore del luogo sacro che predispone al contatto con la
divinità, o per essere sottoposto al giudizio dell’acqua, un’arcaica forma di ordalia. |
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Ipotesi
suggestiva, probabile, ma il pozzo di S. Cristina non svela tutti
i suoi misteri e
allude anche ad altre possibili funzioni. E’ casuale il fatto
che il sole, negli equinozi di primavera e autunno illumini
la scalinata fino a
far risplendere l’acqua del fondo.
I templi a pozzo più remoti (secoli XIV-XIII), sono costruiti
alla moda dei nuraghi, con pietre appena sbozzate e partiture
disadorne. Raffinate le strutture dei pozzi del periodo
successivo(XII-XI a.C.), in pietre squadrate, cupole perfette,
facciate scolpite con disegni geometrici e teste bovine in rilievo
(alludenti alla divinità), talvolta dipinte.
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Questi
edifici facevano capo a grandi santuari - luoghi anche di ludi
sacri e di mercato, nonché di incontri dei capi per atti di pace-
ai quali offriva ricchezza col tesoro del tempio e il corso di
mezzi di istituzioni pubbliche e le offerte dei pellegrini. Questi
santuari avevano inoltre il ruolo di guida morale e di indirizzo
politico in forma oracolare.
Altro
edificio di culto è quello del tipo a megaron,
di pianta rettangolare doppiamente in antis, con singolo, duplice
e triplice vano con tetto a spiovente, fornito di banchine e
focolari. I risconti formali si hanno con i megaron di abitazione
di Troia, Micene, Tirinto e Pilo del Miceneo III b, secolo XIII
a.C., periodo di tempo più o meno estensibile ai tempietti
situati nelle zone interne della Sardegna. |
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VILLAGGI
IL
VILLAGGIO DI TISCALI
Sul Supramonte di Oliena, a 518 metri di altitudine, vi è un
villaggio nuragico unico nel suo genere, assolutamente privo di
torri e bastioni.
Eccesso di ottimismo da parte dei suoi abitanti ? No,
piuttosto la generosità del territorio che offri’ loro una
fortificazione naturale inattaccabile: una dolina.
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Occultandone
l’accesso con degli arbusti, i Nuragici potevano vivere
indisturbati; la presenza di capanne a forma rettangolare, di
probabile derivazione cartaginese, fa supporre che esso sia stato
utilizzato per migliaia di anni e alcuni storici avanzano
l’ipotesi che proprio qui gli antichi Sardi si siano rifugiati
per sfuggire alle truppe romane che, dilagando nell’isola, li
incalzavano senza, per altro, riuscire a sottometterli
definitivamente. |
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