INTRODUZIONE

La storia della Sardegna inizia con il VI secolo a.C., ma già nell’epoca preistorica si registrava nell’isola un certo progresso sociale, militare e religioso.

Anche la preistoria, come la storia, che si fa iniziare con l’invenzione della scrittura, comprende le vicende dell’uomo sulla terra, ma usa metodi di ricerca differenti; dato il carattere della ricerca preistorica che non raggiunge il grado di certezza di quella storica, restano avvolte nel mistero molte delle millenarie vicende delle genti preistoriche.

Non tutti i popoli sono usciti in una stessa età della preistoria. La Sardegna, ad esempio, nonostante sia tra i territori italiani uno dei più antichi dal punto di vista geologico, è una delle più giovani come civiltà.

Dell’uomo vissuto in Sardegna nell’età della pietra scheggiata (Paleolitico) non ci restano tracce. Ce ne restano invece, dell’età neolitica o della pietra levigata (2600? – 2000 a.C.), quando l’uomo aveva gia appreso l’arte di lavorare la pietra, in particolare l’ossidiana, una pietra nera lucente chiamata “l’oro nero della preistoria”. Le principali attività delle genti neolitiche erano la caccia e la pesca.

Il primo metallo di cui l’uomo inizia a servirsi è il rame che non elimina tuttavia l’uso della pietra levigata che continua ad avere grande importanza.

 

L'altare prenuragico di Monte d'Accoddi

Ingresso di una tipica domus de janas

 

ETA’ PRENURAGICA

L’età del rame, che si sviluppa tra il 2000 ed il 1800 a.C., è detta Eneolitica o Calcolitica. Le abitazioni dei popoli vissuti in questa era erano ripari sotto roccia, grotte naturali e villaggi di capanne costruite con frasche , erbe palustri o pietre. Furono perciò chiamati cavernicoli e capannicoli. Durante questo periodo andò sviluppandosi un tipo di civiltà agricola.

I calcolitici della Sardegna seppellivano i loro defunti  nelle domus de janas o case delle fate, scavate nella roccia e composte di un numero variabile di cellette comunicanti tra loro; nei circoli megalitici di Gallura (che derivano il nome dalla regione in cui furono costruiti vedi Li Muri), ottenuti con grosse pietre conficcate nel terreno verticalmente e disposte in circolo (all’interno del cerchio una cassetta centrale conteneva la salma; pare venissero coperti da un tumulo di terra e segnati da rudimentali stele); nei dolmens, costruiti con uno o più blocchi di pietra verticali che ne sorreggevano uno o più orizzontali. Potevano contenere anche più di una tomba.

Anche la scoperta e l’impiego della lega metallica ottenuta mediante la fusione insieme dello stagno e del rame (bronzo), determinò, come precedentemente era accaduto con l’uso del rame, un notevole progresso. La scoperta e l’uso del bronzo contribuì a trasformare la pacifica società agricola prenuragica in una società di guerrieri. Per quanto riguarda gli usi ed i costumi non c’è una netta differenza rispetto all’età eneolitica.

Col periodo del bronzo iniziale (1800 – 1500 a.C.) si chiude l’età prenuragica, di cui tratteremo ora l’arte e la religione. La religione della civiltà prenuragica si esprime attraverso il culto dei defunti (animismo) e delle divinità. Sedi del culto funerario sono in genere le tombe ricavate dalle grotte artificiali, mentre le divinità sono adorate, oltre che nelle grotte, nelle capanne ed in luoghi all’aperto come l’altare o “luogo alto” di Monte d’Accoddi.

Espressione della civiltà religiosa dell’età prenuragica è pure il culto della Dea Madre, testimoniato dal rinvenimento di statuine di divinità femminili come ad esempio, la Veneretta ritrovata in una grotta presso Macomer (NU).

Espressioni del culto della Dea Madre sono pure i menhirs o perdas fittas simboleggianti il dio maschio. I prenuragici credevano pure nella rigenerazione delle anime e praticavano l’incubazione, ossia la credenza delle possibilità, per i vivi, di poter comunicare con i defunti per mezzo dei sogni.

 

Dolmen "Sa Coveccada" - Mores (NU)

Per quanto concerne le espressioni artistiche dell’età prenuragica ricordiamo i rilievi che decorano l’interno di molte domus de janas (ad es. quella di Montessu); le statuine basaltiche di divinità femminili di cui abbiamo parlato ed i menhir o perdas fittas.

Il gusto architettonico si rivela invece nella complessa struttura di talune domus (in particolare in quella di Sant’Andrea Priu), nei circoli megalitici di Gallura (Li Muri) e nei dolmens. Il monumento più significativo dell’età prenuragica è l’altare di Monte d’Accoddi.

 

 

CIVILTA’ NURAGICA

I nuraghi, sparsi un po’ dappertutto nell’isola (se ne contano circa 7000), sono monumenti di alto valore storico, che già nel nome (da nur – nurra – ossia mucchio e cavità insieme) contiene le sue caratteristiche strutturali.

Circa il loro uso, a prescindere dai casi particolari e comunque numericamente limitati, è stato accertato che si tratta di costruzioni a carattere prevalentemente militare con scopi di difesa.

Viene ripartita nel modo seguente:

PERIODO ARCAICO: età del Bronzo-Medio (1500 – 1200) - Finale

PERIODO MEDIO: 1° età del Ferro (900 – 500)

PERIODO FINALE: 2° età del Ferro (500 – 238 a. C.)  

Circa il loro uso, a prescindere dai casi particolari e comunque numericamente limitati, è stato accertato che si tratta di costruzioni a carattere prevalentemente militare con scopi di difesa.  

Chi fossero i nuragici, i protosardi costruttori ed abitatori dei nuraghi, non è dato sapere con certezza; come accade quando non si possiedono notizie attendibili, la leggenda si è inserita nella questione ed ha attribuito a Dedalo, il mitico costruttore del labirinto dell’isola di Creta, la tecnica costruttiva dei nuraghi, dal quale l’avrebbero appresa i primitivi pastori sardi.  

Il complesso nuragico di Barumini, "Su Nuraxi", forse il più famoso dell'isola, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità

 

Parliamo ora delle caratteristiche delle diverse fasi della civiltà nuragica:

q       Il periodo arcaico, che sarebbe iniziato verso la metà del II millennio avanti Cristo, è caratterizzato dai nuraghi “a tholos”, ossia con la camera circolare coperta da falsa cupola, che sarebbero sorti ove già ferveva la vita prenuragica.

q       Nel periodo medio (detto anche apogeico perché comprende il periodo in cui si ebbe il massimo splendore della civiltà nuragica), si realizzano i nuraghi plurimi e polilobati, con più stanze sovrapposte, terrazzi, cortili etc., e vanno sorgendo numerosi villaggi di cui ammiriamo ancora oggi i resti.

q       Il periodo della decadenza è caratterizzato dai nuraghi a corridoio o pseudo-nuraghi, mai di forma circolare e destinati alla difesa nella guerriglia che i protosardi combatterono contro gl’invasori (Cartaginesi prima e Romani poi).

 

Dei nuragici sappiamo che si trattava di un popolo di pastori che per esigenze di difesa si trasformò in un popolo di forti guerrieri. Della loro vita ci parlano le statuine che li raffigurano, i bronzetti nuragici, che risalgono ad un periodo di tempo compreso tra l’ VIII ed il III sec. A. C. , e sono l’espressione della scultura su bronzo: un tipo d’arte che, per il suo rappresentare l’uomo e le cose nel loro aspetto reale, è stata definita “realistica”.  

 

La religione animistica e naturalistica precedente continua ad essere praticata dai nuragici che nelle tombe dei giganti celebravano le cerimonie funerarie e praticavano l’incubazione.

Altro culto dei protosardi era quello delle acque piovane, di fonte etc, e dei loro dei, come ad esempio il dio-toro. Le acque erano ritenute un rimedio provvidenziale contro determinati mali, si credeva, infatti, nella loro prodigiosità e venivano raccolte in vasche simboliche. All’acqua si ricorreva anche per il giudizio di dio. Espressione del culto delle acque sono i numerosi pozzi sacri di cui ci restano alcuni resti archeologici (S.Cristina, Sa Testa, S.Vittoria ecc.).

 

Stele centrale della tomba dei giganti di Coddu Vecchiu

Pozzo sacro di Santa Cristina a Paulilatino

 

I sardo-punici adoravano il Sardus Pater come un Sardo Nume: si tratta del Sardopatore venerato nel tempio che sorgeva presso Neapolis (Santa Maria de Nàbui) nel golfo di Oristano.

 

L’architettura nuragica militare è espressa dai nuraghi; quella funeraria dalle tombe dei giganti e quella religiosa dai pozzi sacri.

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