Torra a
buscadore
NUOVA SARDEGNA 11/07/01
«La vergogna Badu 'e Carros»
Sardigna Natzione pronta a denunciare
lo Stato
Una conferenza stampa per far conoscere tutte le carenze
di Marco Bittau
NUORO. Nel carcere di Badu 'e Carros si può morire anche di congestione, magari dopo una
una doccia sotto quella poca acqua che passa il convento, sempre gelata anche d'estate.
L'altra verità sulla morte del detenuto Giampaolo Cardia, avvenuta in silenzio il 16
giugno scorso, è la tessera più inquietante del mosaico di accuse presentato da Sardigna
Natzione all'indirizzo dell'amministrazione penitenziaria. «Denunceremo lo Stato perché
nel carcere nuorese non si rispettano i diritti dei detenuti».
Quella di Giampaolo Cardia, 53 anni, è soltanto l'ultimo anello di una lunga catena di
morti più o meno oscure, che negli ultimi anni ha tormentato la vita dell'istituto di
pena. Nel suo caso il referto ufficiale parla di morte per arresto cardiaco, però è
stata aperta un'inchiesta. Ieri la rivelazione di Sardigna Natzione: il detenuto sarebbe
morto in seguito a una congestione provocata dalla doccia gelata, l'unica possibile dal
momento che nel carcere l'acqua calda è un lusso.
Sardigna Natzione da tempo ha sposato la causa della difesa dei diritti dei detenuti e
già lo scorso 17 febbraio aveva manifestato davanti a Badu 'e Carros, diventato un po' il
simbolo del malessere in tutta l'isola. Quattro mesi dopo nulla è cambiato e anche la
pronuncia del consiglio comunale di Nuoro per sollecitare il rispetto del diritto alla
detenzione nel carcere più vicino al luogo di residenza è rimasta lettera morta.
Così l'iniziativa di ieri mattina - una conferenza stampa nel municipio di Nuoro,
organizzata insieme ai familiari dei detenuti e all'avvocato Mario Lai, presidente della
Camera penale - è soltanto una tappa della lunga marcia di protesta che, come ha
annunciato il coordinatore nazionale Bustianu Cumpostu, si concluderà con una clamorosa
denuncia alla magistratura, nei confronti dell'amministrazione penitenziaria (cioè lo
Stato), per il mancato rispetto dei diritti elementari dei carcerati.
Quello dei diritti violati, in effetti, nel carcere nuorese è un elenco piuttosto lungo:
la mancanza di un direttore stabile che impedisce una programmazione adeguata della
gestione; la carenza di educatori che si traduce in un insufficiente trattamento
rieducativo dei detenuti; l'impossibilità di svolgere attività sportive e ricreative;
l'impossibilità di assicurare un'adeguata igiene personale a causa della mancanza delle
docce. E poi la distruzione di quella che Sardigna Natzione definisce la «comunità
carcere», cioè il trasferimento di detenuti sardi e la loro sostituzione con stranieri,
estranei alla cultura locale.
«Si sta sgretolando - ha spiegato Cumpostu - quel tessuto di relazioni sociali, di
solidarietà e di accoglienza che ha fatto diventare le carceri sarde piccoli paesi di
uomini e donne che, pur provenienti da diverse comunità dell'isola, si ritrovano in un
dimensione sociale simile a quella vissuta da liberi, più adatta al loro recupero».
UNIONE
SARDA 11/07/01
Badu
e carros.
Viaggia anche su
Internet la denuncia di Sardigna Natzione sulle condizioni di vita in carcere in cella con lacqua
riscaldata dal sole
Bustianu
Cumpostu:«Un detenuto ucciso dalla doccia ghiacciata»
Una bottiglia dacqua sul davanzale, sotto il sole di luglio. Non resta altro da
fare ai detenuti di Badu e carros che conservano labitudine a farsi la doccia
evitando che lacqua fredda geli perfino le necessità irrinunciabili. «Impossibile
assicurare una adeguata igiene personale: la caldaia è guasta», ripete Bustianu
Cumpostu, leader di Sardigna Natzione, che ha raccolto disagi, problemi e attese del mondo
carcerario, compreso il sospetto duna morte sopraggiunta per congestione. I detenuti
ne sono convinti: a Giampaolo Cardia, cagliaritano di 53 anni deceduto un mese fa allospedale
San Francesco, lacqua ghiacciata usata per lavarsi sarebbe stata fatale.
Aveva fatto la doccia dopo avere mangiato. È finito in ospedale, poi allobitorio.
Il referto parla di infarto. Sulla vicenda cè uninchiesta della magistratura.
I sospetti inquietanti filtrano dal carcere di Badu e carros attraverso la voce del
coordinatore nazionale di Sardigna Natzione: il movimento è mobilitato alla grande a
favore dei detenuti e dei loro diritti, dopo il sit-in dello scorso febbraio davanti al
penitenziario nuorese.
Ora apre una pagina Web nel sito www.sardignanatzione.it: lì saranno pubblicate le
lettere dei carcerati che Cumpostu ha già tra le mani. Ne tira fuori alcune durante la
conferenza stampa, ieri mattina, nella sala consiliare del Comune. Le riflessioni messe
giù dentro le celle del penitenziario nuorese saranno rese pubbliche. «Chi denuncia di
non avere potuto visitare un genitore in punto di morte, chi fa analisi politica sulla
Sardegna, chi racconta discriminazioni personali, chi ha desiderio di scrivere in sardo ma
non può».
Sono in arrivo anche le denunce penali, secondo un metodo di lotta che Sardigna Natzione
ha inaugurato già in altre vicende, come la disparità energetica. «Se ci sono reati li
denunceremo, denunceremo lo Stato per il mancato rispetto dei diritti dei detenuti». È liniziativa
più clamorosa tra quelle annunciate ieri, davanti a diversi familiari dei detenuti. «Si
sta distruggendo sa idda de Badu e carros deportando i carcerati e riempendo listituto
di persone estranee al nostro tessuto culturale. E questo ritarda linserimento del
detenuto». Nel pacchetto di iniziative pro-carcerati cè pure linvito a tutti
i sindaci sardi ad adottare la delibera già approvata dal consiglio comunale di Nuoro.
Sardigna Natzione conta sulla collaborazione del presidente regionale delle camere penali,
lavvocato Mario Lai, che ieri non ha potuto partecipare alla conferenza stampa. Cerano
però i familiari di alcuni detenuti. Qualcuno ha parlato sconfinando nelle rivendicazioni
politiche. Ma Bustianu Cumpostu è stato attento. «Noi badiamo ai diritti dei nostri
presos, i fratelli che hanno sbagliato. Non entriamo nel merito delle condanne».
Insiste invece sui servizi dovuti, ingoiati da carenze che si moltiplicano. Anche i
detenuti in semilibertà hanno le loro pene. Da mesi Ñ denuncia Cumpostu Ñ non ricevono
lo stipendio. «Non si riesce a capire il motivo».
E poi giù con le insufficienze croniche, in testa la mancanza di un direttore stabile.
«Impedisce una programmazione adeguata alla gestione del carcere e comporta un rinvio
della soluzione dei problemi». Sè persa traccia degli educatori. Da qui «lincosistenza
del trattamento rieducativo, limpossibilità di accedere a permessi premio,
affidamento in prova ai servizi sociali, semilibertà». Cancellate anche le attività
sportive e ricreative. E poi le penose condizioni igieniche. Si sa che da qualche mese
Badu e carros è rifornito dacqua dalle autobotti dei vigili del fuoco e del
Govossai. Venticinque metri cubi al giorno, ovvero tre viaggi garantiti dai vigili che
fanno spola verso il carcere, ininterrottamente da oltre un mese. Altri viaggi sono quelli
imposti ai detenuti nuoresi approdati altrove. «Con il loro trasferimento si sta
distruggendo un tessuto di relazioni sociali, di solidarietà, di accoglienza, di
informazione che ha fatto diventare le carceri sarde piccoli paesi di uomini e donne che,
pur provenienti da diverse comunità, si ritrovano in una dimensione sociale non
traumatica». Battono qui gli impegni di Bustianu Cumpostu e di Giovannino Sanna, della
direzione nazionale di Sardigna Natzione. «Siccome sono stati lesi diritti fondamentali
sanciti dalle leggi e non legati alla discrezionalità dellamministrazione
carceraria Ñ dice Cumpostu Ñ riteniamo che lo Stato stia commettendo dei veri e propri
reati nei confronti delle persone detenute». E allora col pensiero alla magistratura
Sardigna Natzione cerca di dare spessore alla sua battaglia. «Abbiamo la collaborazione
dei familiari dei detenuti: ci chiedono di andare avanti anche perché loro da soli non
riescono. Se necessario faremo iniziative più incisive, ma riteniamo che questa debba
dare i suoi frutti». I familiari annuiscono. «Grazie», dicono a Cumpostu quando si
defilano dallaula, palcoscenico degli impegni e delle denunce annunciate.
Marilena Orunesu