Sardigna Natzione - Indipendentzia

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TOTU IMPARE PRO SA INDIPENDENTZIA DE SA NATZIONE SARDA

Est arribada s'ora de cumintzare sa bardana pro torrare sa Sardigna a sos Shardanas

Sa tzerachia batut miseria sa suverania batut prosperidade

Tzeladu su ventu sardista si pesat su ventu de s'indipendentzia

  novas/attividades

 

 

TESI 2 -      SA SARDIGNA ESTE UNA NATZIONE
                      COMO FAGHIMUS S’ISTADU


PREMESSA
“La Sardegna terra di colonia e di sudditanza”
Chi legge con attenzione i dati economici della grave crisi sociale ed economica che da tempo colpisce tutte le fasce della popolazione sarda (operai, pastori, commercianti, imprenditori, studenti, ecc.), sa che le regioni sono da ricercare soprattutto nell’incapacità programmatica collegiale della attuale classe dirigente italiota, che ci rappresenta a Cagliari, Roma e Strasburgo.
Un’incapacità programmatica voluta e provocata, spesso generata da conflitti personali, da vendette mirate, dalla pochezza culturale che trasuda senza scrupolo dall’intera classe governante.
Da troppo tempo ormai le malefatte di una classe politica incompetente e disonesta hanno portato alla fame migliaia di lavoratori sardi.
Ci chiediamo come mai le varie ammucchiate del Governissimo Sardo che si sono avvicendate negli ultimi 25 anni, professandosi di volta in volta sardisti, autonomisti, regionalisti, federalisti e addirittura pseudo-indipendentisti, non abbiano mai preso in considerazione una netta posizione a favore delle popolazioni sarde, anche a costo di uno scontro istituzionale.
Abbiano assistito e continuiamo ad assistere impassibili e impotenti alla tracotanza con la quale il Governo Italiano, tramite i suoi Ministri e Sottoministri, impone con leggi e decreti progetti criminali per la nostra amata Isola, senza nemmeno consultare la popolazione e, tanto meno, le istituzioni locali.
A memoria storica degli sconci perpetrati sul nostro territorio ricordiamo solo alcuni esempi:
· l’industrializzazione selvaggia del petrolchimico di base;
· la riforma agro-pastorale;
· la questione energetica e le attività minerarie;
· le discariche abusive dei rifiuti tossici e speciali;
· la cementificazione gratuita delle coste;
· lo sfruttamento delle sabbie silicee, del talco e del caolino;
· la questione relativa alla perimetrazione dei parchi;
· il monopolio sui trasporti di Tirrenia, Alitalia e Ferrovie dello Stato;
· la questione delle basi militari.
E, davanti a tutto ciò, la Colonia Sardegna, con i suoi oltre 300.000 disoccupati, deve solo chinare il capo ed obbedire!
Oppure risvegliare gli animi del suo popolo e riaprire rivalse di giustizia sociale e politico-economica, affermando con forza un diritto reale di Nazionalismo Indipendentista.

IL RUOLO DI SARDIGNA NATZIONE
“l’Indipendenza è possibile”
Il nostro movimento, a distanza di circa un decennio dal suo nascere, ha oggi delle grosse responsabilità politiche e morali nei confronti di tutti quei sardi che hanno creduto in noi e che continuano a darci fiducia
E’ per questo che è necessario dire “basta” e costruire insieme un grande e vero movimento rivoluzionario-indipendentista, individuando forme di lotta strategiche, fatte di azioni politiche concrete che ci aiutino a ridisegnare e a realizzare un futuro più prospero e dignitoso per la nostra terra, che consegneremmo un domani ai nostri figli!
Non possiamo più permetterci di essere spettatori passivi, disposti a subire le impostazioni e le violenze di uno Stato Italiano antidemocratico e coloniale, ma divenire protagonisti attivi, con un programma chiaro ed incisivo, con un progetto credibile di liberazione nazionale.
In questo modo tutti i sardi che ci sono vicini ci capirebbero meglio, gli stessi militanti – patrioti acquisterebbero più fiducia e credibilità e troverebbero nuove e più sane energie potendo usare senza mezzi termini “sa paraula Indipendenzia”.
E’ assolutamente necessario costruire un osservatorio nazionale per l’emigrazione, specie per quelle nuove generazioni di sardi presenti all’estero ai quali bisogna offrire la possibilità di un rapporto interattivo di raccordo fattibile e permanente che consenta alle due parti del popolo, quella residente e quella emigrante, di godere degli stessi diritti e di avere gli stessi doveri.
Siamo profondamente coscienti che la lotta sarà dura e, pertanto, vogliamo, da una parte, una classe dirigente che apra un nuovo fronte riconoscendo a tutti l’impegno profuso e, dall’altra, un movimento rivoluzionario che, con la volontà ed il coinvolgimento di tutti, esiga dall’alto gli stessi sacrifici.
Solo così riusciremo a provocare nell’opinione pubblica una diffusa “coscienza nazionalista.
In questi ultimi anni si è avuta una forte crescita, numerica e soprattutto qualitativa del nostro movimento, ma ad essa non è corrisposta in modo chiaro e deciso uno strumento di lotta politica capace di coinvolgere la società sarda sulle nostre idee e sulle nostre tematiche. Quelle tesi, cioè, che permetterebbero ai sardi di divenire collettivamente “protagonisti del loro destino”, sottraendosi definitivamente alla tutela di una potenza colonialista neoliberista quale lo Stato italiano, schiavo oggi del Superstato europeo e incatenato nel processo di globalizzazione.
Non possiamo continuare a chiedere l’indipendenza sperando che vi venga generosamente elargita con un decreto legge piovuto da Roma, sappiamo bene che ciò non avverrà mai!
Pertanto è ora che Sardigna Natzione costruisca un ponte che valichi quel mare, che fino ad oggi ci ha tenuti isolati, e che ci proietti verso l’unificazione di tutti quei popoli desiderosi di libertà e di autodeterminazione nel mondo.
Il passo verso un nuovo modello di vita della nostra patria deve essere solo e soltanto l’indipendenza.

IL CONGRESSO, UN’OCCASIONE IMPORTANTE!

Il nostro congresso deve essere dimostrazione di una forte e significativa ripresa di tutte quelle risorse umane del movimento capaci di dare nuova vitalità a partecipare alla vita politica, dimostrando, con uno straordinario esercizio di democrazia interna, di saper andare oltre le divisioni o le convergenze sulle diverse mozioni che verranno proposte.
Occorre procedere alla creazione di una struttura funzionale e moderna che abbia il totale e convinto consenso di tutti e che non sia il frutto di accordi strategici dei vari “capi bastone”.
Politicamente riteniamo che il Congresso nazionale debba esprimere una serie di segnali che impegnino il Coordinamento nazionale e le varie strutture che da esso scaturiranno a:
· rilanciare l’opzione indipendentista sia nel chiarimento del suo significato politico, che nella gestione di una prassi politica che abbia tale opzione come principale riferimento;
· rinvigorire la progettualità politica in modo da avere una completa e capillare organizzazione, in grado di garantire una vera rete di scambio e di comunicazione in tutte le aree territoriali della Sardegna e non, abbracciando anche quei sardi che, pur essendo fuori dall’Isola, continuano a viverla quotidianamente;
· ridisegnare la struttura del movimento in termini più funzionali che ci permettano di curare meglio le realtà locali, ricercando valide fonti di finanziamento e costruendo uno spazio di visibilità attraverso un nostro organo d’informazione che non sia solo politico, ma anche culturale e d’opinione.
Non possiamo più permettere agli altri di fare propri i nostri ideali e le nostre battaglie al solo fine elettoralistico, dobbiamo metterci in condizioni di essere portavoce di noi stessi!
Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo assolutamente essere presenti nelle istituzioni, soprattutto a livello territoriale, costruendo aggregazioni e alleanze con coloro che vivono i nostri stessi problemi, concretizzando con esempi quotidiani il nostro anelito di liberazione nazionale dell’intero popolo sardo.
A nostro avviso più che un Congresso costituente il nostro dovrebbe essere un’Assise organizzativa che formuli nuove proposte programmatiche per il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Sardigna Natzione, come ogni Movimento, con la sua crescita ha consentito l’ingresso nell’organizzazione di nuovi gruppi di persone, ma soprattutto di singoli individui che, politicamente, socialmente e prima ancora culturalmente, esigono un modello di vita diverso che gli permetta di confrontarsi comunque in qualsiasi ipotesi migliore di quella attuale.

ERRORI DEL PASSATO
Il sistema o modello di vita nella nostra Isola è oggi confuso, in quanto non sono stati i sardi a progettarlo, né, tantomeno, a gestirlo.
Purtroppo sia lo Stato Italiano che i sardi italiani hanno costruito un modello di vita secondo le loro convenienze economiche, imponendo la loro monocultura e trascurando, giorno per giorno, la nostra vera identità.
Con questo non intendiamo assolutamente non riconoscere che, purtroppo, in Sardegna, esiste una cultura italianista e dobbiamo altresì ammettere che è arrivato il momento di fare un’analisi approfondita ed evitare che si incorra negli errori del passato.
Sino ad oggi sia i sardi che i governanti sardi si sono vergognati della propria vera identità, iniziando a trascurare la propria lingua ed a scimmiottare quella italiana, ad abbandonare la tradizionale microeconomia agropastorale e buttandosi a capofitto nella monocultura industriale imposta dalle multinazionali, coperte dai potentati del mondo capitalista.
Non dimentichiamoci del primo Piano di Rinascita degli anni ’60, con l’avvento del petrolchimico in Sardegna ed il conseguente abbandono delle campagne, del velluto e del fustagno a favore delle tute blu.
L’abbandono delle campagne, lo spopolamento dei paesi interni e l’emigrazione verso le cosidette città metropolitane sparse sulle coste sarde, l’arrivo di migliaia di lavoratori specializzati provenienti da altre realtà più sviluppate, dai dirigenti agli operai, e noi sardi, furbi, a fare i servi in tutti i settori in cui ci venivano prospettate possibilità di crescita (dall’industria al turismo).
Naturalmente complici di questa scellerata situazione sono stati, soprattutto, i nostri politici che, facendo da guide indiane allo Stato centralista e burocratico italiano (cavalcando l’ignoranza di allora) hanno portato tutti i sardi in un labirinto socio-economico da cui è diventato difficile uscire.

VIE D’USCITA DI SARDIGNA NATZIONE – LA SARDEGNA INDIPENDENTE NELLO SCACCHIERE MONDIALE

Sardigna Natzione, oggi Movimento all’avanguardia nella lotta per l’Indipendenza della Sardegna, ha l’obbligo di proporre idealmente un nuovo progetto politico senza tralasciare il passato e prendendo in considerazione le varie fasi politiche che stanno portando i popoli verso l'indiscusso diritto all'autodeterminazione.
Partendo dal fatto, ormai sempre più scontato, che la Sardegna è una Nazione, Sardigna Natzione deve continuare a far parte del C.O.N.S.E.U. (Conferenza Nazioni senza Stato) e del S.N.P.P. (Piattaforma Politica Nazioni senza Stato), acquistando sempre più importanza dal punto di vista geopolitico Mediterraneo.
I Paesi Baschi, la Catalogna ed altre nazioni senza stato sono interni e funzionali al continente europeo, ovvero possono trarre enormi vantaggi all’interno di un’Europa unita.
Alquanto diversa è la situazione della Sardegna e della Corsica: due isole, due popoli del Mediterraneo, entrambe colonie di due Stati forti dell’Europa.
Esse hanno, rispetto al continente europeo, stesse caratteristiche di confine, limite che hanno sempre avuto all’interno dei loro Stati colonizzatori.
Una Sardegna confine-limite d’Italia ed ora d’Europa. Un’Europa piena zeppa di errori, calcolata sul peso economico e politico degli Stati che ne fanno parte, sempre più modello di colonizzazione occidentale (globalizzazione forzata non più da modelli di popoli e proprie culture, ma da un unico modello possibile dettato da multinazionali che non hanno una sede ferma e, quindi, poco inquadrabili ed attacabili).
Esempio, all’interno dell’Europa, di uno Stato esterno e neutrale è sotto gli occhi di tutti e si chiama Svizzera. Essa non è considerata separatista e la sua gente non vive in povertà (come ad esempio Cuba).
Un esempio da seguire per inquadrare la Sardegna all’interno di un contesto Mediterraneo lontano e, nello stesso tempo, vicino ai mondi che su questo si affacciano: quello europeo occidentale- capitalistico e quello arabo.
La Svizzera capitale del mondo occidentale europeo e dei potentati internazionali.
La Sardegna capitale della Banca Etica mondiale e salvaguardatrice morale, con i suoi numerosi interventi nel campo del sociale.
Capitale di tutte quelle comunità che vogliono affacciarsi al mondo con la dignità di quei popoli consapevoli di non volersi omologare, di non farsi schiacciare e fagocitare da culture ritenute in vari momenti storici “unica strada al progresso” e poi falliti miseramente con tutti quei cataclismi sociali ed ecologici che la Sardegna, in quanto colonia e confine, continua a pagare con ingenti danni.
Possibile baluardo di idee e progetti che possono scrivere la storia della Sardegna, non più come luogo di imprese altrui, ma di un modello che cavalchi la storia stessa.
In questo contesto geopolitico la forza della Sardegna deve servire da esempio e monito a tutte le forze fagocitatrici e libertarie di tutto lo scacchiere mondiale.
L’indipendenza è l’unica arma risolutrice del popolo sardo e ammonitrice verso chi non potrà mai essere l’artefice della tutela e salvaguardia del minore poiché parte da idee omologatrici camuffate, talvolta, da libertarie.
Sardigna Natzione deve assolutamente essere presente a tutte le manifestazioni ed organizzazioni che tengono realmente a tutelare l’intero pianeta terra, data l’importanza che attualmente, e sempre più in futuro, hanno le politiche distruttrici dei controllori del sistema mondiale.
CONCLUSIONI
Sardigna Natzione deve rimanere un Movimento rivoluzionario trasversale!
Sardigna Natzione deve rifondarsi partendo dal fatto che siamo figli dell’idea della solidarietà e che lottiamo per avere dei diritti da lasciare in eredità alle generazioni future, contrastando una politica turbo-capitalista che uccide gli ideali ed impone l’ideologia del più forte.
Dobbiamo essere contro la concentrazione dei grandi poteri, partendo dal presupposto che non può esserci nessuna possibilità di dialogo se non c’è la possibilità di ascolto della base.
Cambiare le regole, per noi, deve diventare “battaglia di principio”, infatti Sardigna Natzione deve strutturarsi con il principio del rispetto del singolo individuo.
Non rinneghiamo il lavoro svolto dalla classe dirigente uscente, ma desideriamo, senza mezzi termini, un rinnovamento integrale; una nuova classe dirigente che sappia conciliare le vecchie esperienze con le nuove e che, partendo dagli errori del passato, ospiti un numero sempre più grande di giovani ed intellettuali sardi per ampliare il cuore formativo del nostro Movimento amalgamandolo con tutte le altre componenti. Una classe dirigente che abbia chiara la differenza tra un Movimento ed un Partito, che organizzi una struttura che non sia verticistica, che prenda in considerazione le idee dei giovani ma anche e soprattutto le istanze che provengono dal mondo delle donne, nostre compagne e consigliere di vita. Chi dirige deve essere un attento e corretto interlocutore del Movimento e seguire una chiara e condivisa linea politica.
Siamo qui perché vogliamo discutere con spirito positivo e propositivo, con la speranza di una vera e propria rifondazione di Sardigna Natzione, eliminando categoricamente il sistema di posizioni acquisite e ribadire che il principio fondamentale è che si lotta per un fine comune.
Basta con gli scontri personali, ne paga la democrazia interna al Movimento!
Un Movimento è veramente tale, finchè i suoi militanti riescono a mantenere alta la propria motivazione emozionale, con una organizzazione divisa per settori tematici che permettano la partecipazione ed il protagonismo attivo dei militanti, senza generali o colonnelli, ma con regole basate sul principio dell’eguaglianza, del rispetto reciproco e di una reale solidarietà.
Sardigna Natzione deve prospettare serie politiche di autogoverno e, per sintetizzare, possiamo così riassumere gli obiettivi a breve, medio e lungo termine che dovranno divenire parte integrante delle risoluzioni conclusive del 1^ Congresso Nazionale:
· impegnare fattivamente in prima linea tutte le classi sociali per la realizzazione del progetto di una “Nazione Sovrana”;
· divulgare con qualsiasi sistema l’ideale di Sardigna Natzione. Spiegare che siamo una comunità di persone legate dalla stessa lingua, cultura, tradizioni e posizione geografica con confini ben delimitati e che vogliamo solamente il diritto di essere noi stessi;
· battersi affinchè la Sardegna diventi la capitale della Banca Etica Mondiale.
Per concludere auguriamo a tutti un sereno e fattivo lavoro all’insegna del più puro entusiasmo dell’essere e divenire Sardi creando insieme la nostra Indipendenza.


Forza totos unidos!