ARCHIVIO ILLIRICO
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Goffredo Mameli e la matria illirica
di Alberto Areddu
In queste ore e giorni stiamo festeggiando, e dire che meglio non si potrebbe, due ricorrenze storiche. La prima un po' sospesa, ma ben presente sui libri di storia, č il centenario dall'invasione giolittiana dello scatolone di sabbia; per ben dare lustro alla memoria, abbiamo ceduto in queste ore a riinvaderlo, e quantunque il suo attuale governante, detto raģs, come i nostri esperti di mattanze, neanche pochi mesi fa ce lo ospitavamo amichevolmente in gran pompa col suo harem personale, ci siam genialmente detti: "non ce ne frega pił niente che ci venda petrolio o ci tenga lontane le cavallette, dobbiamo celebrare come si deve, invadendolo a casa sua e in buona compagnia". Della seconda sappiamo meglio: č il centocinquantenario della nascita dell'Italia, che benché non fossero ancora accorpati Roma e Nordest, ebbe il crisma della santificazione in una marzolina giornata del 1861, con l'erezione a capodinasta di Vittorio Emanuele di Savoia in quel di Torino. Per quella unificazione si eran battuti ed erano caduti fior di giovani e tra questi, al tempo della Repubblica Romana, il genovese Goffredo Mameli,
l'autore del testo dell'inno nazionale che in ogni salsa e ritmo (bello quello di Fiorello), da Bologna in gił in questo anno risentiremo spesso cantare. Musicato piacevolmente da Novaro, č come noto lordo di retorica e di riferimenti storici ormai obsoleti, in un linguaggio ridondantemente postarcadico, né pił né meno di qualsivoglia libretto d'opera della stessa epoca, e chi ne ha tentato l'esegesi strappalagrime e patriottarda č dovuto quindi scendere molto in basso (ma per i cospicui emolumenti sanremaschi ci si puņ elevare a tali bassezze). Sia quel che sia, del Mameli linguistico s'avrą poscia quinci a favellare. Come č forse noto, il cognome Mameli non č affatto ligure, bensģ č prettamente sardo, e in particolare campidanese, la carta di diffusione del tipo ce ne rende edotti:
Riportano infatti le biografie che Goffredo fosse figlio di Giorgio Mameli, cagliaritano di ascendenze ogliastrine, e di madre genovese. Dal ramo genovese il cognome si č poi diffuso nel Sud Italia (forse incontrandosi con un similare tipo Mameli di origine bizantina, in Sicilia), mentre gli altri Mameli presenti sul territorio onomastico italiano risultano esser dovuti a recenti emigrazioni dalla Sardegna. Il cognome č attestato nei documenti sardi a partire dal 1200-1300, e quasi sempre per indicare persone di origine campidanese: dal celebre giurista Filippo Mameli di Oristano fino ad altri sconosciuti attestati nei vari condaghe (ma non in quelli settentrionali) e documenti storici. Sulla base di questo fatto, M. Pittau ha pensato che l'onomastico, immotivato al nostro lessico, possa riandare con il latino MAMILIUS, o meglio MAMELIUS (come Curr-eli deriverebbe da CORNELIUS), nella forma del vocativo, con cui sono penetrati diversi latinismi nel sardo (cfr. Antoni che deriva da ANTONIUS, tramite il vocativo ANTONI); tuttavia colgo che si riporta in un atto del 1388 per Rebeccu, area logudorese, il nome di tale Michele Mamele e che una localitą Mamele affiora anche dalla toponomastica storica di Mamojada. Ora se tali attestazioni hanno una qualche validitą, si riduce la possibilitą che Mameli risalga al latino MAMELI, e viene di fatto invece naturale pensare che ambo le forme risalgano a un *MAMELE originario, con svolgimento campidanese (chiusura vocalica) di -e finale in -i (cfr. logudorese monte: monti campidanese; logudorese pane: pani campidanese, che č anche cognome pansardo nella forma monoderivazionale di Pani, mentre rarissimi sono i Pane, che potrebbero esser d'origine campana). Ora una uscita in -ele l'abbiamo in sardo per alcune parole di origine poco chiara, e verosimilmente sostratica (mi cito: tevele, unele, nichele), non solo: una radice *mam- ricorre pił volte nella toponomastica sarda: secondo il Pittau essa sigillerebbe nomi di luogo dove sorgono fonti d'acqua, e siccome il concetto di "madre", aggiungo io, nelle primitive lingue indoeuropee si lega a quello di "acqua" č giocoforza pensare che tale mam- altro non sia che il parentonimo "mamma" (come ho sostenuto nel mio libro, probabilmente esisteva nel paleosardo anche un altro nome per 'mamma' e questo era "ama"). Non solo, in solido con alcuni dialetti celtici, mamma (mamė, mėmė, momė) in albanese significa anche "fonte". Oltre a ciņ l' albanese conosce un suffisso -ėle, -ėl con quale spesso si indicano dei diminutivi, che viene considerato pari al lituano -elis, esso ritorna spesso nella locale toponomastica, e qui affiora, guarda un po', dalle parti di Elbasan, la localitą, un tempo in area religiosa cattolica, e oggi franosa, di Mamėl, Mamli, Mamėli.
Non so se in essa vi sian delle fonti, va detto, ma vedrņ di indagare. Viene quindi ora il sospetto che il nostro Mameli possa risalire a un prelatino indicatore di "piccola fonte". E che dire di Mamujada? Sul poleonimo (cioč sul nome di abitato) sono state fornite svariate interpretazioni; il luogo č certo ricco di fonti; l'Angius a metą Ottocento, ne contava una trentina (tra cui sa funtana e Mamujone o Bonucoro) e su questo abbrivio si era mossa anche l'interpretazione del giornalista Ligia e del linguista-blogger Maccallini (che pensano a qualche semitismo); pare inoltre che il centro originario del borgo fosse dove oggi c'č su cantaru vetzu. Un'interpretazione volutamente illirizzante potrebbe essere soddisfatta da questa intrinsecitą territoriale. Infatti in chiave albanese potremmo spiegare il toponimo, come: "fonte d'acqua" (cfr. albanese: mėmė ujėt 'fonte-acque'), se non (con diversa testa sintagmatica): "acque di fonte"; o ancora si potrebbe pensare a un qualche "LA fonte/LA madre delle acque", a indicare una sorta di punto particolare particolarmente privilegiato in questo senso (all'incirca come negli orientalismi: "la madre di tutte le madri" o "la madre di tutte le guerre").
Concludendo: per la giustezza delle cose, č giusto considerare che se Mameli č italiano, fu anche sardo e ancor prima illirico, ebbe cioč "il patrio" (atdhč-u) e "il matrio" (mėmėdhč-u) in quella nostra lontana interlocutrice dei Balcani, a cui oggi anteponiamo, oramai dimentichi delle cavallette (ma chissą se non ne arriveranno altre pił numerose e affamate), l'invocazione che ci giunge dalle sciroccate dune di sabbia, che in local favella, ci richiama a sé, rivendicando che: "Dio č grande". Ed č per ciņ, e solo per ciņ, che noi, lieti in cuore, ci stringiamo a coorte e siam pronti alla morte. Maghreb chiamņ.
Bibliografia utilizzata:
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Maccallini P. "Mamoiada", in http://pietromaccallini.blogspot.com/2009/06/mamoiada-ritorno-dopo-diversi-anni-sul.html
"Mameli" in E. Caffarelli- C. Marcato, I cognomi d'Italia, dizionario storico ed etimologico, v. II, Torino 2008
Mameli A., "La sarditą dei Mameli" in http://linguaggio-macchina.blogspot.com/2008/01/la-sardit-dei-mameli.html
"Mameli" in http://www.cognomiitaliani.org/cognomi/cognomi0011al.htm
"Mameli" in http://www.gens.labo.net/it/cognomi/
Ligia M., "Mam" in www.mamoiada.org/_pdf/_etimo/mam.pdf (estratto da "La lingua dei Sardi. Ipotesi filologiche" 2002); altre ipotesi sul nome: http://www.mamoiada.org/etimologia/
Luka D., Studime gjuhėsore X, Shkodėr 2007
Mulaku R., Parashtesat e prapashtesat e gjuhės shqipe nė shkrime tė vjetra, Prishtinė 1998
Pittau M., "Fonni" in http://www.pittau.it/Sardo/fonni.htm
Pulina P. "Le origini sarde del padre di Goffredo Mameli" in http://www.emigratisardi.com/old/