ARCHIVIO ILLIRICO

 

 

ILLIRIA: LA SARDEGNA COME NON L'AVETE MAI LETTA

 

 

 

COMMENTI AL SITO

di Alberto G.Areddu

 

Vengono inseriti i commenti di coloro che hanno letto pagine del sito o del libro, e hanno espresso un qualche motivato giudizio su di esso. Se anche tu pensi di poterlo esprimere puoi contattarmi.

 

Francesco Altimari (massimo studioso dell'italo-albanese)

 

Devo confessarle che tra i miei interessi di ricerca non rientrano questioni legate alla storia linguistica antica (o alla preistoria) degli albanesi (e degli illiri), per cui ho qualche remora a darle una mia opinione sulle tematiche propostemi. Posso invece cercare di darle la mia opinione sulla parola ‘strukë’. Come lei ha  ben messo in evidenza,  essa non è attestata in nessuno dei dizionari etimologici sull’albanese. Col significato di “tipo di  mantello” è associabile a ‘strugë’ , citato dal Cordignano col significato di “pastrano senza maniche in alcune montagne” (Nord d’Albania). A parere del collega Kolec Topalli, dell’Accademia delle Scienze d’Albania, esso può essere collegato al verbo ‘struk’ “copro, nascondo, mi difendo” che viene utilizzato anche dal poeta Ndre Mjeda nel verso ‘struku struku i shkreti plak’ (copriti, copriti, povero vecchio) e ci riporterebbe quindi al tessuto che ti copre, che ti protegge.

Sperando di aver in parte dato una risposta ai suoi quesiti, la saluto con viva cordialità

 

Emanuele Banfi (massimo balcanologo italiano)

Ho avuto modo di leggere - ancorché non in toto - il suo lavoro che, per la ricchezza dei dati presentati e l'apparato bibliografico che ne sostiene l'analisi, mi è parso assai ben documentato e assai interessante...Quanto alle connessioni tra sardo e materiali linguistici d'area balcanica, molti degli exempla che lei adduce sono impressionanti e, credo, in sé avvincenti.

 

Paolo Borgia (studioso di lingua e cultura arbëresht)

 

Non ho mai conosciuto qualcuno che mi abbia detto: "Mia madre faceva il mestiere più antico". Tutti cercano di capire se hanno almeno un'unghia di nobiltà ereditata nel proprio sangue. E c'è chi naturalmente distribuisce certificati araldici per la propria risolutiva comprensione. Anche le le lingue non vogliono essere figlie di p.... E cercano chi possa dare loro un centesimo di gloria del passato. Fino a ieri avevamo albanesi e arbresci che dicevano di discendere dagli etruschi o dalle faraone d'Egitto. (Se sono nobili i natali forse si sopportano meglio le pasque squallide!). Oggi un audace ed appassionato linguista credo di origine sarda, almeno così depone il suo nome, "ALBERTO G. AREDDU", inverte i ruoli ed asserisce e cerca di dimostrare che "Le origini della civiltà sarda sono albanesi". Ed è talmente forte la sua suggestione per tale scoperta da investire i risparmi di insegnante nelle scuole pubblicheper annunciarlo al mondo intero.Ma il fatto è che della madre dell'albanese è proprio difficile parlarne. Dove stava? Da dove veniva? Come viveva? Perché ci sono tante gerarchie anche per le parentele? LE SUE PAROLE PIU' IMPORTANTI, poi, PERCHE' NON SEMBRANO NEMMENO ALBANESI, NON SUONANO ALBANESI? O NON SARA' CHE IL VERO ANTENATO E' STATO SEPPELLITO DA QUELLA CHE CHIAMIAMO MADRE ARBRESCE?Se le cose fossero viste così allora avrebbe ragione chi trova parentele in tempi molto più recenti.Comunque questi libri devono essere scritti, devono essere finanziati senza criteri baronali ma devono essere scritti in maniera meno cifrata e dando ragione e conto della profondità della sostanza.Sono solo giochi di parole. E giocare non deve dividere o far litigare;  se no finisce il gioco... linguistico.
 

Giacomo Cavillier (egittologo e studioso dei "popoli del mare")
 
La ringrazio per la sua preziosa segnalazione, a breve saranno pubblicati gli atti dell'ultimo congresso di egittologia nel quale ho relazionato sulla situazione Shardana in Egitto e nei territori dominati dall'Egitto ramesside. Il progetto Shardana ha avuto inizio da qualche tempo e prevede una prima analisi sui dati in Egitto e un secondo studio sui dati disponibili nel Mediterraneo. Auspico che più specialisti possano insieme confrontarsi su di una tematica così importante e dunque provvederò ad inviarLe qualche mio breve saggio così da innescare una proficua collaborazione scientifica

 

 

Carlo D'Adamo (studioso delle lingue italiche)

 

La mole di indizi e concordanze, che Lei pazientemente ricostruisce costituisce di per sé, nel suo complesso, una prova schiacciante di legami profondi e consistenti. Potrà accadere che qualche singola etimologia sia da correggere (e che altre magari si aggiungano alla serie), ma è il quadro complessivo ad essere convincente; non c'è dubbio che bisogna dare una risposta a queste concordanze, che sono troppo numerose e coerenti per essere episodiche e casuali.

 

 

Paolo di Giovine (ordinario di albanistica alla Sapienza)

Da un'occhiata - purtroppo rapida - data al Suo lavoro, mi sono reso conto del fatto che tratta di questioni che affondano nella preistoria, e dunque per definizione difficilmente si prestano a un qualsiasi tipo di accertamento linguistico (che, ovviamente, richiede documentazione scritta, ben al di là della insidiosissima onomastica). Dunque, ogni ipotesi è al tempo stesso possibile e indimostrabile, e solo un metodo molto prudente può consentire di rimontare - faticosamente - un po' più indietro nel tempo rispetto alle prime testimonianze linguistiche.Mi mancano, dunque, le condizioni per esprimere qualunque tipo di valutazione linguistica sul Suo lavoro, che ritengo possa aver semmai un interesse sul versante storico (e mitologico), forse anche archeologico.
Molti cordiali saluti

 

Matteo Marras (studioso di relazioni internazionali)

Il libro rivela, concentrandosi in pieno sull'aspetto linguistico, alcuni spunti interessanti di riflessione sulle possibili congruenze, finora mai indagate, soprattutto tra alcuni toponimi sardi e lingua trace-illirica. Si denota il tentativo caparbio dell'autore di dimostrare la sostenibilità di legami linguistici tra Albania e Sardegna, attraverso numerosi esempi, elencati fin dall'inizio dell'opera; devo dire che in alcuni casi l'accostamento appare convincente, in maniera perlomeno sufficiente da ipotizzare realmente un antico legame tra protosardi e illiri, argomento assolutamente da analizzare e approfondire da parte della storiografia. Proprio per gli affascinanti scenari che questo libro propone, avrei preferito un'attenzione notevolmente maggiore, specie nella prima parte dell'opera, come inquadramento generale di questa teoria: ad esempio tramite un excursus storico sulle possibili affinità culturali tra le due popolazioni, in modo da rendere più vivo e concreto, agli occhi del lettore, il parallelismo tra le due civiltà nell'antichità, se è vero che, un'identica etimologia nei segni linguistici, individuata nel continuo confronto fra i due idiomi, è indice di una comune visione del mondo e delle cose

 

Tonino Mario Rubattu (scrittore e lessicografo):

La ringrazio per avermi fatto conoscere i suoi studi sull'Illiria, e sulle connessioni con il Sardo, di cui, ad essere sinceri, avevo letto qualcosa nel "primo" Wagner , senza però approfondirne i contenuti. Non conoscevo nemmeno questa Sua passione filologica e, stia certo che acquisterò il Suo libro, non appena disponibile in commercio.  Per quanto riguarda i Greci...se voleva alludere al fatto che io sono nato in Grecia (credo per caso, visto che mio padre, sardo autentico, faceva la Guardia Finanza nel Dodecanneso, allora italiano)  sappia che gli Albanesi, come tutti gli abitanti della Terra, non mi stanno antipatici per niente. Se poi di eventuali correlazioni con il Sardo non trova traccia nel mio Dizionario Universale...credo che ognuno sia il risultato degli studi che ha fatto. Ed io, ripeto, non ho avuto mai occasione di...affrontare, come forse avrebbe meritato, il discorso sull'Illiria.Siccome sto aggiornando continuamente il Dizionario, se dovessi  scoprire, anche dopo aver letto i Suoi studi, delle novità al riguardo, Le assicuro che non mancherò di "includerle" nello stesso.Un caro saluto

 

 

Brunilda Ternova (traduttrice e appassionata della cultura albanese)

Ho avuto con grande stupore l'occasione di leggere qualche materiale dal suo sito web che ha stuzzicato ancora di più la mia curiosità e la mia convinzione personale che il popolo Albanese e uno dei popoli più antichi del Europa e la lingua Albanese è tra le lingue più antiche del mondo, ma purtroppo ancora non ho letto il suo libro e spero di farlo prima possibile. Sinceramente ero titubante riguardo al fatto di inviarLe questa e-mail oppure no anche poiché non avendo ancora letto il Suo libro e non sapendo di preciso il suo contenuto avevo paura di farlo, e di conseguenza di fare delle gaffe imperdonabili. Comunque ci ho pensato sopra e con il senno di poi ho deciso di farlo con la speranza che sia una cosa utile da farsi (non si sa mai).
Le volevo indicare un paio di libri che le possono essere d’aiuto nell’suo lavoro nell’ambito linguistico albanese, che non sono semplicemente delle teorie o delle ipotesi ma dei lavori scientifici che stanno sconvolgendo il mondo accademico Albanese (e non solo) nei ultimi anni! ...
Con la speranza di esser stata d’aiuto in qualche modo modesto e di non averla disturbata Le esprimo la mia profonda stima e le porgo I miei distinti saluti!