L’obbiettivo fondamentale del musicista, qualsiasi strumento egli suoni,
è la creazione, l’espressione tramite lo strumento del proprio mondo
interiore, della propria sensibilità.
Per fare questo il requisito essenziale e primario è il controllo
del proprio mezzo espressivo, che si ottiene con anni di paziente e metodico
studio.
Uno studio ben impostato dovrebbe favorire lo sviluppo di una buona
tecnica strumentale ma dovrebbe anche, e soprattutto, coltivare la sensibilità,
la cultura musicale, favorire la conoscenza della storia e lo sviluppo
del linguaggio che il musicista col tempo andrà a "parlare" con
il suo strumento.
Questo secondo aspetto della preparazione artistica richiede soprattutto
ascolto e analisi dei modelli, dei grandi musicisti del passato, delle
correnti stilistiche cercando il più possibile di renderle proprie,
parte integrante del nostro retroterra culturale, perché, sia ben
chiaro, quando si esegue una improvvisazione, al pari di un brano scritto,
non si inventa nulla, bensì si articolano ed elaborano a livello
più o meno conscio, modelli già studiati, esempi musicali,
esercizi, frasi ascoltate da questo o quel musicista, in processo di rimescolamento
continuo.
E allora qui diventa importante avere alle spalle tanta musica, tanto
ascolto, tante ore di esercizi, perché più il serbatoio è
pieno più evoluta sarà la nostra capacità espressiva,
e più sarà facile che possano uscire, perlopiù casualmente,
frasi nuove ed interessanti.
Non vi fossilizzate su un genere : ascoltate tutto, suonate tutto,
non siate "jazzisti", musicisti "classici", "lisciaroli" o chissà
che altro ma bensì semplicemente e splendidamente musicisti, completi
e professionali.
E’ ovvio che ci sarà un genere musicale prediletto e nel quale
riuscirete ad esprimere il meglio di voi, ma un musicista che suona solo
un genere non per scelta ma perché non sa far altro è povero
artisticamente, e questo si sentirà anche in quell’unico genere
che sa suonare.
Comunque sia qualsiasi genere voi scegliate di suonare occorrerà
avere una buona padronanza dello strumento, cioè la tecnica.
Che cos’è la tecnica ?
E’ la tranquillità, è la capacità di eseguire
passaggi difficili, scomodi, con naturalezza, in modo intonato e dinamicamente
corretto.
E’ la capacità di pensare una frase e riprodurla sul proprio
strumento nel migliore dei modi, è quella cosa che ci fa stare così
tranquilli quando suoniamo che possiamo dedicarci solamente a pensare come
eseguire una parte o ad inventare belle frasi nei nostri assolo.
La tecnica e velocità nelle dita ma anche e soprattutto controllo.
Il controllo di noi, il controllo del nostro strumento.
Il problema più grande per il saxofonista è il suono,
ovvero il controllo dell’imboccatura.
Abbiamo visto come i fattori che intervengono nell’emissione,
escludendo la qualità dei materiali a disposizione, sono essenzialmente
tre : la stretta del labbro, la tensione del labbro, la respirazione.
Per semplificare possiamo dire che : la respirazione agisce sul volume
della nota emessa, la tensione del labbro sul timbro, la stretta della
mandibola sull’intonazione.
In realtà questi tre aspetti facilmente vanno ad interferire
l’uno con l’altro ed è per questo che per avere un buon controllo
bisogna renderli il più possibile indipendenti, padroneggiandoli
separatamente e combinandoli tra loro in modo cosciente.
Tutto questo non si può raggiungere solamente leggendo un metodo,
è auspicabile quindi la presenza di un insegnante che possa mettere
l’allievo in condizioni di poter usufruire della propria esperienza, abbreviandone
così il percorso di apprendimento.
Per quel che riguarda la posizione delle dita sullo strumento e dello
strumento stesso rispetto al corpo vale lo stesso discorso, ovvero sono
problemi che vanno trattati ed affrontati con l'insegnante o comunque un
musicista esperto che continuamente controlli la correttezza di movimenti
che, agli inizi, non si possono definire propriamente "naturali".
Qui vorrei solo ricordare, come dato da tenere sempre presente nell'esecuzione
degli esercizi, oltre ai consigli sul corretto modo di imboccare lo strumento,
di tenere lo stesso di fronte al proprio corpo, leggermente sulla destra,
premendo leggermente con i pollici per renderlo stabile, le mano avvolgenti
i tasti, le dita in posizione naturale, non distese ne contratte.
Esercitate sui tasti la pressione minima indispensabile per chiuderli:
una eccessiva forza irrigidirà il dito, il che diventa un limite
nell'esecuzione di passaggi veloci.
L'approccio sullo strumento deve essere rilassato ed essenziale, evitando
movimenti eccessivi ed inutili delle dita, del polso e dell'avambraccio.
L'idea è quella di considerare lo strumento come una propaggine
del proprio corpo, un concetto questo che si manifesta nel momento in cui
ci si sente a proprio agio, comodi, aderenti al corpo del nostro strumento.
E per ottenere questo, tanto per cambiare, occorre studiare,
studiare,studiare,studiare........................
Aggiornato il 05/01/2000