Il Convivio Filippo Cascino: i colori e i suoni della natura  
Filippo Cascino

“Struggente cinguettio” è una poesia che fa parte di una raccolta di liriche di Filippo Cascino. Si tratta di composizioni snelle per la semplicità dei vocaboli, ma nello stesso tempo intense, tanto da far scoprire, verso dopo verso, sentimenti forti, quali possono essere quelli che nascono nei meandri di un “Io” non superficiale, ma grande osservatore del mondo. Infatti i colori e i suoni della natura, insieme al sentimento umano, diventano la chiave di lettura dei versi.

La poesia è soffusa di una vaga tristezza e sviscera il forte legame che unisce il figlio alla propria madre. Il rapporto viene esaminato in tutte le sue sfaccettature, tanto da spingere il lettore a calarsi nei versi che prendono vitalità e presentano la madre, un tempo agile e delicata ma sempre vigile, quale simbolo di sicurezza. Ora, in contrasto, non è più giovane e lesta, anzi lenta trascina il corpo smagrito, con il viso pallido e sfiorito. Sta per giungere alla fine della propria vita. Intanto vi si contrappone il ciclo vegetale, che puntualmente esplode in tutta la sua bellezza portando ancora fiori e canti d’uccelli. Ne scaturisce l’amara consapevolezza che la vita di quella donna è ormai sfiorita, e nemmeno il dolore del figlio le potrà più donare una nuova stagione. Ed ecco che lo sguardo di colui che un tempo vedeva in lei una roccia dove appoggiare il proprio viso, ora va alla ricerca di qualcosa che gli possa dare forza, magari per trovare la risposta lassù nell’azzurro cielo. E la risposta giunge dal cinguettio struggente di un uccello che richiama alla realtà, mentre il lettore si sente catapultato con il pensiero ad un’altra poesia, alla Madre di Giuseppe Ungaretti, in cui il dramma della morte fa nascere la speranza attraverso un gesto semplice e «come una volta (Madre) mi darai la mano». Da Ungaretti a Cascino ancora speranza: «Mamma, / ritorniamo», ma dove? Verso casa, verso il passato.

Enza Conti

Struggente cinguettio

 

 Dammi la tua mano,                           a questo mio

mamma.                                                cuore impaurito

Fuori è tutto                                        e al tempo che passa,

un color di primavera.                        inesorabilmente.

Con passo lento,                                Ti soffermi

ce n’andiamo                                       e mi guardi:

nell’aria profumata                              hai già capito

della sera.                                             quali pensieri

Mentre                                                  mi turbano la mente.

ti stringi a me                                       Guardo in cielo

così fiera,                                              un passero che vola,

guardo,                                                 struggente cinguettio

con pena,                                              il suo richiamo.

il corpo tuo smagrito;                         Tu,

si specchia                                           mi sussurri

nei miei occhi                                       un’ultima parola

e par di cera,                                         e verso casa,

il volto tuo                                            Mamma,

pallido e sfiorito.                                  ritorniamo.

E penso