Il Convivio Tutela del diritto all’innocenza in Nel bosco delle betulle amiche di Antonio Cernuschi: (Eupalino Ed., Milano 2002)  
Antonio Cernuschi

«La natura umana difende la sua adulta ingenuità, il suo diritto al candore, la sua voglia di tenerezza nei tanti modi che – dalle caverne ai satelliti – non hanno cambiato né forma né senso». Inizia così la prefazione di Stefano Rolando alla silloge “Nel bosco delle betulle amiche” di Antonio Cernuschi. E ci sembra senz’altro un buon viatico per chi si accinga a sfogliare le pagine di questo libro di poesia. In effetti, la prima sensazione che accogliamo dalla lettura è proprio quella di un canto impegnato a salvaguardare la delicatezza della nostra emotività, la freschezza dei nostri desideri di eterni, coraggiosi bambini. Così il «bisogno di ascoltare, / ancora una volta, / il racconto grande dell’uomo» (“Sai nonno”), l’assenza dolorosa della carezza di quella ‘mano grande’ mutano, oggi, in serena beatitudine perché il poeta ha deciso, «abbracciando il cielo», di correre «a spalancare / ... la finestra dei sogni», di respirare la su «aria azzurra» che si è fatta parole. Perché, per sua stessa ammissione, «poesia è emozione. / Poesia è l’emozione...». Non si deve pensare, però, ad una lirica eccessivamente leggera in quanto non mancano, seppure diluiti nell’azzurro rasserenante del cielo (elemento così presente e caro alla poetica del Nostro), spunti che lasciano intravedere l’attenzione riservata agli aspetti meno edificanti del nostro vivere. Valga, a titolo di esempio, in “Passeri”, «auto come for-miche, / sul raccordo di ferro, / navigano nella nebbia / con un carico stanco / di rassegnata tristezza», peraltro subito riscattata dal verso seguente: «Gioco sulla lavagna di vetro / e disegno il nulla / di un gomitolo infinito». Al lettore dunque il piacere d’inoltrarsi «tra i ricordi e le emozioni / tra nostalgia e tristezza» nel bosco delle betulle amiche.

Sandro Angelucci