Il Convivio Lucha Chamblant: il senso dell’infinito in Il bosco blu  
Lucha Chamblant

La poesia è una necessità interiore, è una espressione del proprio stato d’animo, sia esso felice o triste non importa. Ma «se la poesia non viene naturalmente come le foglie vengono ad un albero, è meglio che non venga per niente» scrive a chiare lettere il poeta inglese J. Keats. E la poesia di Lucha Chamblant è una poesia che sgorga ‘naturalmente’ dalla sua penna proprio perché la creatività poetica o figurativa «è la necessità interiore, esasperata di avvicinarsi al divino, è un’illuminazione che scende dall’alto, che appartiene ad un altro piano di coscienza e che sospinge l’anima dell’artista verso l’alto, permettendogli di attingere direttamente alla Fonte Universale che tutto contiene. L’artista si trova così in una dimensione diversa e sente accrescere in sé la necessità della propria espressione, quello è l’istante, è l’acme della creazione umana quando cioè il pensiero fissa, nell’attimo che vola, la cosa che crea». Queste parole, che fanno da premessa alla silloge di Lucha dal titolo “Il bosco blu”, non hanno bisogno di commento, ma bene evidenziano il lavorio interiore che scaturisce dalla sua creatività artistica. L’uomo la prima cosa che si chiede è quale sia il senso della propria esistenza, il perché della luce e del colore, della vita e della morte. Bellissima la poesia che apre la silloge: «La vita è un attimo, un palpito del cuore, un battito di ciglia / o un raggio di sole. // La vita è un sorriso, / un gesto, un paradiso, / è una parola, un fiore, / o un cantico d’amore». Ma se il dolore fa parte della vita, nasce sempre un soffio di speranza, di un amore riscoperto o ritrovato, di un amico o di un’amica che possano esserti vicini. E il ricordo allora assume una funzione catartica: «Nei prati verdi della giovinezza / scambiammo i nostri pensieri / e le nostre voglie d’adolescenti». Questo preannuncia una pace, una pace con l’altro ma soprattutto con se stessi, una pace che è quasi un’isola felice, costellata da un golfo incantato e sognante, terra senza età, baciata dal sole, in cui il tempo s’è fermato. L’ascolto dei suoni e l’osservazione della realtà portano allora all’estasi e quindi alla meditazione, quasi cullando se stessi in un mare d’infinito. Ed è proprio in quest’infinità, che l’amore ritrova la propria dimensione emotiva: annegare nella dolcezza senza fondo di un sorriso per abbattere quel muro sottile che divide l’odio dall’amore. Ma mi piace concludere questa breve nota con una delle poesie più significative della silloge di Lucha: “Incontro”.

Angelo Manitta

Nella selva cobalto della vita,
hai brillato più delle altre stelle
e m’hai bruciato il cuore.
Come incantata, ti sdegno da sempre,
nei meandri celesti, nei mille
ghirigori dorati delle meteore,
su su, fino alle altre galassie.
Noi due, insieme, per mano,
spiriti librati nel vento,
rapiti dai colori d’altri mondi,
dai soli e dai miracoli del cosmo.
Voliamo eternamente verso l’infinito
che ci attrae,
alla ricerca di una Verità.