Il Convivio Anna Famà: la profonda poesia d’amore in La favola di un sogno, ovvero l’amore si fa romanzo (La Procellaria, Maggio 1994).  
Anna Famà

L’amore, quale sentimento puro analizzato in tutte le sue sfaccettature, è chiave e filo conduttore della pregevole silloge di poesie, “La favola di un sogno, ovvero l’amore si fa romanzo”. Si tratta dell’amore vissuto, sognato e unico alito di vitalità per l’essere umano. L’autrice con profondità espressiva presenta una travagliata storia, tra mille suspence, che va dallo sbocciare del sentimento alla separazione, per poi far ritornare a rifiorire il rapporto di coppia. Il poetare dell’autrice pone il lettore a riflettere sul vero significato dell’Amore, tentando di distoglierlo dalla corsa caotica della quotidianità, che lo spinge alla ricerca di chissà quale traguardo, ammaliato da futili sentimenti. La ricerca di un sentimento vero e profondo è l’idea essenziale del libro e l’amore appare dono quando «nasce spontaneo, da seme naturale, sul prato dell’anima, dove il mondo interiore e quello esteriore si toccano e si compenetrano».
Senza tale sentimento l’uomo rimane privo di quel pathos che gli consente di rompere le barriere gelide dell’esistenza. Ma l’amore non è quello dei gesti meccanici o delle apparenze, bensì la scoperta interiore che apre la luce alle incertezze e diventa forza psicologica. L’amore fa nascere albe nuove: «Sentii la tua voce, / vidi il tuo volto: / non un tramonto / chiudeva l’arco di quel giorno... / Nacque un’alba nuova». Ma di quale alba si tratta? Non di certo di quella astronomica che puntualmente sorge ogni giorno, bensì di quella che illumina l’Io, che non potrà mai fare a meno della luce di quel sentimento che unisce gli esseri viventi.
La Famà, attraverso la ricercatezza aulica di vocaboli, approfondisce il substrato filosofico dell’Amore e non a caso sostiene che esso «è anche una continua ricerca nell’intimo dell’altro per ritrovarsi. È un continuo guardarsi dentro e verso il mondo esteriore, perché la nostra vita è sì, assoluta, ma nello stesso tempo è indipendente. Da questa sfaccettatura dell’immenso prisma chiamato amore ha inizio la favola. Una favola che diventa romanzo, se vissuta in quel cerchio magico dello spazio per due soltanto». Ed ecco che partendo dall’amore Anna Famà analizza l’importanza dell’unione tra due persone, vissuta come un dono da coltivare e arricchire, ovvero da vivere come in un romanzo in cui il mondo cir-costante non deve e non può interagire su quello che consente all’uomo di custodire nel cuore il proprio fanciullino.
Chi non ricorda i primi battiti di quando l’Amore ha iniziato ad affacciarsi all’orizzonte, anche se platonico, ma pur vero e forte? L’amore cantato dalla Famà è quello che ha colmato la letteratura di ogni tempo: da Dante a Leopardi, da Foscolo a Petrarca. E come Petrarca la nostra autrice ha una visione mononucleare del mondo esteriore, che vede l’uomo e il suo profondo sentimento al centro di ogni cosa. La favola di un sogno diventa lo specchio dell’anima dell’autrice che riesce in forma velata a rivelare la storia di un Amore vissuto intensamente, e che si trasforma in “sorgente da roccia viva”, come evidenzia il titolo della poesia che chiude il volume e ne incornicia l’opera: «Vestendo di reale / la mia fantasia, / su fogli bianchi / scrivevo versi / per darmi vita. / Oggi è la vita / che mi dà note / per incidere versi / su reali fogli colorati, / musicati dalla fantasia». L’amore è visto quindi come una «pianta di primavera che profuma ogni cosa con la sua speranza, persino le rovine dove s’aggrappa», secondo l’espressione di Gustave Flaubert. E quindi la Famà si fa messaggera del più alto sentimento universale.

Enza Conti