Il Convivio Complicità della notte nell’iter spirituale di Giancarlo Galliani in Notti di guardia (M. Baroni Ed., Viareggio, 1998)  
Giancarlo Galliani

Se la poesia, contrariamente alle vuote e trite parole di tutti i giorni, può comunicare davvero qualcosa; se è in grado di lasciare un’impronta nell’animo di chi l’accoglie e di chi la concepisce, è dovuto, innegabilmente, alla sua più schietta peculiarità e cioè quella di saper disgiungere l’ingannevole dalla verità, l’ipocrisia dalla sincerità. Si spiega allora il perché di quel ‘sapore inconfondibile’ delle “Notti di guardia” di Giancarlo Galliani, il perché del suo ‘magico isolamento’ da cui prendere le mosse per partire «alla ricerca della sua umanità profonda ed integra, in un totale assorbi-mento», Come sostiene nella toccante nota, “Ricordo di un amico”, Rosangela Lazzareschi. Così incisiva la sua rifles-sione da offrirci un quadro completo del poeta e dell’uomo Galliani. Dice ancora la Lazzareschi: »Del resto, che cos’è più vero di noi? Il sogno che scaturisce dal nostro intimo profondo, o il faticoso nostro agitarsi e la maschera con la quale, pusillanimi, recitiamo ogni girono la ‘parte’ che altri ci impongono?». E come non notarlo questo filo conduttore nei versi del nostro: dalla freschezza disarmante di quelli di “Un sonetto per mio padre” delle “Poesie giovanili” e via via, attraverso i temi più impegnativi della seconda sezione, “La vita e la morte”, fino agli ultimi della raccolta: «È come se dai sogni dell’infanzia / sorgesse un messaggio di speranza / a ridar vita al mio cuore stanco». «Giancarlo amava le cose semplici... e la natura», ricorda l’amica Rosangela, «quelle piccole dolci emozioni che agli occhi imbottiti della massa sono insignificanti», afferma lui stesso, proponendo al lettore alcune sue considerazioni in apertura al testo. E i motivi della poetica pascoliana de “Il fanciullino”, l’attenzione per gli aspetti meno appariscenti e più genuini del quotidiano, l’amore rivolto alle creature ed alle manifestazioni naturali sono rintracciabilissimi in Galliani. In “Notte campagnola”: «Dalla finestra / odo lo scroscio fasciato di silenzio / del torrente insonne / e qualche raro gracidìo di rane / stona in sordina / timidamente...». Ci trova concordi, quindi, quanto sostiene, anche sul piano stilisticoformale, Laura Di Simo nell’oculata prefazione ma non condividiamo il suo assunto circa il quale la ‘dimensione poetica’ di Galliani sarebbe «lontana dalla fuga nell’irrazionale fiabesco». Crediamo, al contrario, che proprio il conforto del rifugio in «quel silenzio di tregua nel cortile / che rifletteva i sogni delle stelle», nelle notti di guardia, abbia fatto crescere la forza dell’amore e il coraggio della speranza nel cuore del Poeta lucchese.

Sandro Angelucci