Il Convivio
Melo Grasso |
Vecchia dimora Al negare della quiete notturna i forati dei muri già abitati, scalcinati diroccati, si impregnano del caldo tepore dei primi raggi di sole, e le rondini per nulla spaurite svolazzano e presidiano un dominio assoluto. L’ombra trafitta e abbattuta rivela la guerra persa, ma sostenuta, nel tentativo di voler rimanere alloggio del nuovo domani. Il noce, all’interno, da sapienti mani forgiato, a quest’uomo ormai imbiancato regge indefesso la volta a scanso di crolli, ferito dall’arsura del tempo emette scricchiolando dolori, quasi piangendo; mentre l’ulivo in cortile, con i rami riferenti e piegati gioisce di passi conosciuti, amici più volte sorretti in giochi sereni e felici. Deflorata, violentata, dimora di vita passata, di gioventù spensierata, testimone ovattata di concupiscenti amori sgranati ad un mondo di grandi problemi e di arcani misteri, di fanciulli appena svezzati e mai più ad essere, ritornati. |