Il Convivio


Vecchia dimora

Al negare della quiete notturna
i forati dei muri già abitati,
scalcinati diroccati,
si impregnano del caldo tepore
dei primi raggi di sole,
e le rondini per nulla spaurite
svolazzano e presidiano
un dominio assoluto.

L’ombra trafitta e abbattuta
rivela la guerra persa, ma sostenuta,
nel tentativo di voler rimanere
alloggio del nuovo domani.
Il noce, all’interno,
da sapienti mani forgiato,
a quest’uomo ormai imbiancato
regge indefesso la volta
a scanso di crolli,
ferito dall’arsura del tempo
emette scricchiolando dolori,
quasi piangendo;
mentre l’ulivo in cortile,
con i rami riferenti e piegati
gioisce di passi conosciuti,
amici più volte sorretti
in giochi sereni e felici.

Deflorata, violentata,
dimora di vita passata,
di gioventù spensierata,
testimone ovattata
di concupiscenti amori
sgranati ad un mondo
di grandi problemi
e di arcani misteri,
di fanciulli appena svezzati
e mai più ad essere, ritornati.