Il Convivio | Una recherche fra crepuscolarismo ed insularità: Scagghi di sciara di Senzio Mazza, (Coppola ed., Trapani 2001) | |
Senzio Mazza |
Con questa sua ennesima
fatica letteraria, peraltro recentemente presentata al pubblico nella sua
città natale, il linguaglossese Senzio Mazza, scrittore e affermato critico
d’arte, da anni ormai trapiantato a Scandicci (Fi), realizza una sorta di
ideale ritorno a Itaca, ovvero alle radici, ai luoghi, alle tradizioni, alle
immagini e al linguaggio della propria terra. “Scagghi di sciara” è una
raccolta di poesie dialettali, con testo italiano a fronte, introdotte da
una prefazione di Marco Scalabrino, che in breve ne coglie e ne illustra gli
intenti e le peculiarità: «Lungo il solco tracciato nel secondo dopoguerra
del secolo scorso, Senzio Mazza riafferma l’uso alto del nostro dialetto
nella poesia e al contempo ne ripropone il dramma già in atto della
scomparsa». Quella che Senzio Mazza s’accinge a compiere attraverso questi
versi, è pertanto una duplice operazione di recupero: linguistico-culturale
nei confronti della parlata dialettale siciliana, ed auto-biografica,
ripercorrendo a ritroso, in una dimensione spazio-temporale, i sentieri
della memoria, degli affetti degli anni andati. Lo zoom si ferma ad
inquadrare struggenti amori giovanili, che rivivono evocati dalla nostalgia,
l’immagine temuta, ma sempre cara, del monte Etna, la Sicilia madre e
matrigna, sovente avara di gratificazioni verso i propri figli: «Matràstra
ppi mia: ‘stu figghiu / spersu a lu munnu / appòia la frunti a li manu / e
ti ‘nzonna» (da: “Sicilia”), campi arsi dal sole che mal ripagano il sudore
speso dagli uomini. |
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Maristella Dilettoso |