Il Convivio Il viaggio di Elisabetta  
Doriana Mori Consoli

Elisabetta fantasticava spesso guardando fuori dalla finestra della sua stanza. Nonostante fosse felice con i suoi genitori, immaginava luoghi affascinanti oltre l’orizzonte della sua valle. Una notte il suo desiderio di conoscerli si realizzò.
Le apparve un mago su un cocchio lucente che la invitò a partire con lui. Prima sorpresa e quasi incredula, poi convinta dalle parole del mago, accettò entusiasta e si trovò a volare tra le stelle. In un attimo superarono la valle e i monti. La campagna, i paesi, il mare scorrevano velocissimi sotto di loro. Intanto l’alba e subito dopo il sole illuminarono il cielo e la terra.
In quel momento Elisabetta vide le strade di una città, in cui la gente camminava in fretta, senza che le persone si fermassero mai per salutarsi o scambiare qualche parola. Sembravano tutti affannati a rincorrere chissà cosa. Entravano e uscivano dalle case, dai negozi; passavano tra i banchi dei mercati, dove ogni tanto qualcuno discuteva con voce animata d’affari e mai s’accorgevano di quanto accadeva intorno a loro. In una via un povero chiedeva pane e nessuno l’ascoltava; in un’altra un bambino piangeva solo e gli passavano accanto senza nemmeno vederlo; in un’altra ancora due uomini si picchiavano fra l’indifferenza di tutti.
Elisabetta osservava attonita. Disse al mago:
«Non mi piace questa città. Qui regna l’egoismo».
Il mago cambiò direzione e sorvolarono una spiaggia, dove il mare era blu cobalto, la sabbia color oro, i pini offrivano una splendida ombra fresca a chi si riposava ai loro piedi e molti si divertivano giocando fra i flutti. Tutto sembrava idilliaco, bellissimo.
D’un tratto arrivò da lontano un’onda altissima e nera che fece fuggire quanti erano in acqua. La spiaggia in poco tempo si spopolò, il mare e la sabbia persero di colpo i loro colori vividi e diventarono scuri. Sulla riva si gettavano i pesci e i gabbiani coperti di una sostanza vischiosa che impediva loro di respirare, di muoversi. La distruzione invase quel luogo prima ricco di vita. Elisabetta era piena di spavento. Chiese al mago d’andare via. Volarono più in alto, finché la terra diventò un piccolo punto nell’immensità dello spazio celeste. Passavano accanto ai pianeti e alle stelle, che irradiavano luce, pace, tranquillità, ma erano disabitati e aridi. Non si vedevano boschi, fiumi, valli, monti e mari, non c’erano che rocce nude o voragini profonde.
La tristezza invase Elisabetta. Tutto quello che aveva immaginato non esisteva. Volle tornare a casa. Quando fu di nuovo nella sua stanza, si risvegliò dai suoi sogni e capì che nel cuore delle persone buone ci sono i pensieri più belli, quelli che rendono stupendo ogni angolo della terra.
Non doveva cercare lontano. Bastava guardare dentro di sé e tra coloro che l’attorniavano per incontrare chi sapeva insegnare e mettere in atto l’amore per gli uomini e per la natura. Sarebbe stato questo il vero viaggio di Elisabetta: imparare ad amare giorno dopo giorno per tutta la vita.