Il Convivio Franco Occhipinti, Salvatore Giuliano il re di Montelepre mito fantasia e verità (Ed. Martorina, Ispica 2002)  
Franco Occhipinti

Un’interessante, quanto apprezzabile iniziativa sce-neggiare la vicenda che vide coinvolto Salvatore Giuliano (Turiddu), resosi noto con l’epiteto di “Re di Montelepre”, ci ha pensato Franch Aamir, al secolo Franco Occhipinti. Avvalendosi della pubblicazione di un memoriale redatto da Mariannina Giuliano e Giuseppe Sciortino Giuliano, l’autore ne ha tratto elementi base della vicenda, arricchendoli da considerazioni e precisazioni, allo scopo di presentare questa leggendaria figura della vita siciliana nella sua realisticità, sgombrando la mente da illazioni e false accuse. L’autore si è impegnato a dare una versione quanto mai realistica dei fatti, eludendo ogni enfatismo, attenendosi a quelle che erano le testimonianze dell’epoca. Ne risulta una Sicilia assillata da astiosità sociali in cui i ricchi proprietari terrieri, ossessionati dal timore di perdere il loro patrimonio, osteggiavano le correnti proletarie alle quali si erano aggregati i ‘separatisti’. Occorre fare mente ad un fenomeno, quello del separatismo, che negli anni 50, serpeggiava minacciosamente ed è comprensibile che ad esso si aggregasse anche la lotta della povertà contro la ricchezza. Attorno a questi eventi si sviluppava una cruenta lotta contro le forze dell’ordine, ivi impegnate per controlli e repressione di quello che veniva definito ‘banditismo’. Il testo ha quindi una funzione, oltre che informativa, anche di studio psicologico degli stati d’a-nimo dei diversi protagonisti. Giuliano assurge a capo di questo movimento, ma non lo fa con la tracotanza del criminale, ma con lo spirito determinato di un riscatto del suo popolo, da qui l’alone di gloria di cui era circondato dai suoi seguaci e la persecuzione costante da parte delle forze dell’ordine. Suddiviso in tre atti il lavoro si sviluppa su una sintetica dialogazione, rapidi scambi di battute, quasi scariche di mitraglia, Giuliano diviene capro espiatorio, ingiustamente incolpato della strage di Portella della Ginestra; egli stesso ne riconoscerà l’errore. Da un dialogo con Tecla si desume anche un riscattare dalla miseria il suo popolo ed incolpa il destino di quanto accaduto, sintomatica l’affermazione. «Anche se ci sono stati dei morti, è stato il destino! Nonostante l’omicidio non mi sentirò mai un assassino». Parole forti di un eroe vendicatore e giustiziere che combatte i carabinieri considerati oppressori. Ne viene fuori una figura di Giuliano eroe popolare, coraggioso, sprezzante del pericolo che lotta per la sua libertà della sua terra oppressa da una tirannia baronale. Drammatico il dialogo finale fra Turiddu ed Aspanu (Gaspare Pisciotta che sarà il suo esecutore) da esso si evince tutta l’amarezza del dover riconoscere che è stato tradito da un fratello di sangue. La rappresentazione evidenzia drammaticità e realismo oltre che fantasia.

Pacifico Topa