Il Convivio L’eterno scorrere delle parole in Squarci dell’ani-ma di Fedel Franco Quasimodo (Montedit, Me-legnano 2002)  
Fedel Franco Quasimodo

Noi siamo l’eterno scorrere delle parole nel tacere più intimo degli occhi. Potrebbe essere questa la “Summa poetica” della silloge di Fedel Franco Quasimodo. Spesso sappiamo di noi dagli sguardi irreali di qualcosa di incompiuto, come un’attesa dubbiosa di luoghi “altri” da noi. Il pulsare d’anima è il silenzio del tòpos emozionale, luogo intimista di quella penombra alla ricerca della luce. L’autore gioca sulla corda religiosa-intimista, interroga la madre ancestrale del tempo migliore di noi, ma, forse non si aspetta risposte. Allo stesso modo dei preromantici del tardo settecento, la parola assume valenza di suono e al contempo libera tutta la sensualità interiore, tutta la fisicità del cristianesimo. Allora la vita è la festa del corpo, che ogni attimo sfugge al terrore della morte; la memoria, il ricordo, sebbene a volte obnubilati, diventano la carta bianca della scrittura intimista. «Il silenzio dei luoghi è sempre irreale - scrive nella prefazione Massimo Barile - e la calma regnante è apparente perché l’uomo vive un travaso di emozioni, uno smarrimento nella luce ed un’ossessione estrema nella continua lotta che è l’esistenza: ci si accorge purtroppo che a volte ogni tentativo di superamento di tale situazione estrema è vano, altre volte perfino impossibile. La vita diventa un liquefarsi in una macerazione che si fa lamento, nel disperato tentativo di liberarsi da una situazione umana agonizzante».

Francesco Di Rocco