Il Convivio Immagini fresche e rilassate in Il pulsare del tempo di Idiana Rubbia Paiero, (Laboratorio delle Arti, Milano 1996)  
Idiana Rubbia Paiero

 “Gli echi del canto della notte” aprono la silloge. È l’incedere del mattino con le sue immagini fresche e rilassate, le sue musiche, i suoi colori, il suo respiro profondo e il pieno d’aria fresca intrisa di brio, il tutto convergente e rivelantesi «nell’ambiguo, ironico sorriso del meriggio». È il pulsare tempo che coinvolge tutte le creature: gli insetti, gli uccelli, i fiori, il tempo «da ghermirsi nel battito / di un’ala di farfalla». Protagonisti diretti - molto spesso sottoforma di metafora - sono gli animali che popolano la natura: lo sciacallo “che azzanna”, la debole tartaruga straziata dal “rostro feroce”, i cani che latrano nella notte, la leonessa che fa la siesta e ricorda “gli assalti di preda”, le lucertole dei tropici. Riferimenti, paragoni, analogie. Siamo poveri impotenti noi esseri della terra, illusi «come la foglia morta che schiaffeggia l’aria, anche se a vuoto come don Chisciotte». Non siamo liberi di fare le nostre scelte, di assecondare i nostri desideri. Possiamo solo guardare il cielo e le stelle (muti spettatori). «Aneliamo al calore: / ma la porta è sbarrata. / Non ci è concesso di entrare» e nemmeno di parlare. E l’amore? «Vivisezionato sembra un insetto / dai connotati anomali». Quando ‘Lui’ la cercherà, ‘lei’ non ci sarà, così all’“Assente” (Una donna che si vendica ? Un innamorato pentito?): «Se tanto tu l’ami, / quell’uomo (che) non ti ama / io te lo faccio avere» le dice il veggente. «Preferisco la morte» lei risponde. Però vorrebbe di nuovo «tutti i baci che ha avuto (desiderio represso?), colombe e / falchi e / pipistrelli... e il serpente e il drago». Gli animali, sempre loro: personificazione dei sentimenti che mettono a nudo la vera identità dell’uomo con i suoi problemi esistenziali, i suoi sfoghi d’animo, il suo rifugiarsi - per trovare conforto – nella poesia.

Antonia Izzi Rufo