Il Convivio Peter Russell l’ultimo grande poeta europeo del XX secolo  
Peter Russell

Con la morte di Peter Russell è andato via l’ultimo grande poeta del Novecento europeo. Candidato al premio Nobel, aveva ottenuto di recente la cittadinanza italiana, nella prospettiva di un aiuto economico da parte dello Stato, secondo quanto previsto dalla legge Bacchelli. Benché negli ultimi anni abbia confessato di essere stanco di vivere, dalla sua poesia, anche la più recente (certo più cupa), appare un profondo senso della vita e un desiderio di rivincita. Peter Russell, parente del famoso premio Nobel Bertrand Russell, era nato a Bristol nel 1921 e nel 1982 si era trasferito, insieme alla seconda moglie e ai tre figli, a Pian di Scò in Toscana, dove è andato ad abitare alla Turbina, in un vecchio mulino posto in collina. Grande ammiratore di Yeats, scoppiò a piangere nel ’39 quando seppe della sua morte. Legato da amicizia a Pound, è stato anche nelle grazie di T. S. Eliot, il quale, quando Russell era ancora studente, gli offrì dei soldi per potere continuare a studiare e a scrivere. Come afferma egli stesso: «Lottavo per sopravvivere e lui mi aiutò». Il suo amore per la poesia e per l’arte non è mai venuto meno. Egli andava alla ricerca della purezza musicale, ma soprattutto di quell’afflato lirico che può incidere l’animo umano. Stimatore del Petrarca, è stato grande produttore di sonetti, forse la forma letteraria a lui più congeniale. Semplice e disponibile, era, oltre che un grande poeta, un grande uomo. Più volte è stato vicino al Convivio, ed ha avuto modo di apprezzare la nostra rivista che ha definito «eccellente». In uno dei numeri precedenti abbiamo dedicato una recensione ad un suo volume di liriche ed una pagina ad alcune sue poesie con traduzione di Franca Alaimo. Con la morte di Peter Russell se ne va via anche una parte di noi stessi. La sua poesia comunque deve esserci da modello: una poesia sprovincializzata che davvero rispecchia l’umanità.

Giuseppe Manitta