Jean Sarraméa
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L’haiku è una poesia
brevissima, come è noto, di origine giapponese. Si tratta di una terzina con
un ritmo che direi a singhiozzo, per un totale di diciassette sillabe con la
disposizione di 5-7-5. Molti occidentali ormai da tempo si sono cimentati in
questo genere letterario da farlo proprio. Tra costoro anche il poeta
francese Jean Sarraméa, nato a Château-Thierry, e docente di storia presso
il liceo “Saint-Exupéry” di Saint-Raphaël. Dopo la pubblicazione di ben
quattro sillogi di poesie in stile neoclassico, dal titolo “Calmes et
tempêtes” (1981), “Aux soupirs de Clio” (1989), “Au velours de l’espoir”
(2000) e “Une plume aux rayons d’a-zur” (2001), ecco la pubblicazione di 366
haiku (editions Tarmeye 2002) che presentano, attraverso concisione e
profondità d’immagini, riflessioni personali con tema la Natura. I brevi
componimenti sono una vera e propria sorgente d’emozioni e di bellezza,
frammezzata da sogni, illusioni e riflessioni filosofiche.
Ma la struttura del volume segue un ordine ben preciso. Infatti gli haiku
sono suddivisi in dodici gruppi, tanti quanti sono i mesi dell’anno, ma è
come se facessero parte di una stessa poesia, evidenziando le
caratteristiche naturali del mese o della stagione, con l’aggiunta di
emozioni e riflessioni personali. Ne scaturisce un profondo equilibrio tra
gioia e ricordi, tra armonia e colori. L’anno nuovo è un futuro di dolci
fiori, mentre Natale è trascorso in un soffio di vento.
In gennaio il fiore di giacinto è un mistero di colori, mentre la mimosa di
febbraio spande sull’inverno un profumo dorato e la schiuma del mare dà
l’impressione di un rosmarino azzurro. Ma ecco che marzo si presenta con la
sua violetta che semina i boschi di zaffiro: occhi blu di primavera, quando
una grande polifonia si spande per il cielo e le gemme trovano la via della
luce, quasi mistero-speranza. Aprile è una dolcezza infinita che offre
all’anima fremente la chiave della primavera, una fervente magia di un sole
che rinasce, polline e sole che si sposano nella luce dell’amicizia. Maggio
è una sinfonia di colori, una festa di fiori, un messaggio verde segno di
dinamismo. A giugno le lucciole danzano nella penombra, mentre la luna
immobile traccia riflessi. Luglio è un messaggio di gioia, quando le colombe
solcano l’azzurro. Agosto è la luminosità di una stella che porta ricordi
felici nella notte vibrante. A settembre il deserto fiorisce e due tortore
si allontanano tracciando nel cielo un cuore d’azzurro. Giunge ottobre, il
mese della vendemmia, e giunge novembre con il suo freddo intenso e poi
dicembre i cui fiori d’inverno hanno capelli bianchi. Il cerchio sì è
chiuso, il lungo cammino è stato percorso attraverso luminosi bagliori di
poesia, che hanno espresso la profondità dell’animo e soprattutto la
felicità e l’emozione della vita. Se l’haiku è un breve componimento, Jean
Sarraméa in effetti lo ha così bene concatenato che ne ha fatto una lunga e
stupenda poesia divisa in piccoli flash.
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