Bruna Tamburrini
- Ritratto di Giovanna d’Arco,
- miniatura del sec. XV
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Giovanna d’Arco: un
personaggio emblematico della storia: una santa o una strega? Viene
condannata al rogo, nonostante una sua temporanea ritrattazione e giudicata
degna di morte, oltre che per le sue azioni, anche per aver chiesto, durante
la sua ultima prigionia, di indossare il suo abito maschile, che le era
stato tolto in seguito alla sua ritrattazione. Muore sul patibolo bruciata
come i suoi vestiti e, secondo il racconto, forse leggendario, di uno
spettatore dell’epoca, in un attimo il fuoco viene tirato indietro per far
verificare la sua natura di donna, poi rimesso sotto di lei: così ha fine
una vita tormentata, non accettata e compresa dalla Chiesa di quel tempo e
sempre anelante la figura di Dio.
L’immagine di Giovanna d’Arco è stata oggetto di studio ed anche la
filmistica contemporanea ha visto in lei aspetti diversi, a volte
spirituali, altre volte più umani. Una cosa è certa, la Pulzella d’Orleans,
incarna stereotipi contemporanei: è una mistica, una profetessa, una
guerriera, una santa, ma appare anche una strega nella realtà del tempo. È
battagliera, indomabile, assetata di giustizia, ma anche dubbiosa quando,
alla fine della sua prigionia, prima della condanna, interroga la propria
coscienza e chiede di confessarsi.
Ma chi è veramente Giovanna d’Arco? Nata a Domremy in Francia, vive
un’infanzia povera, ma felice ed è molto dedita alla devozione religiosa
come tutta la sua famiglia. È analfabeta e la sua personalità s’immedesima
in un ambiente paesano dove giunge poco la cultura e a volte si è portati
anche verso credenze pagane, un ambiente dove la religione vive spesso di
visioni, di profezie. È un’epoca difficile quella in cui vive Giovanna,
un’epoca in cui prevale la carestia e vede lo sterminio delle persone con la
peste bubbonica. C’è sempre la guerra pronta a flagellare le popo-lazioni,
ci sono guerre interminabili e cruente come quella dei Cento anni. In questo
contesto, dove non ci sono saldi punti di riferimento, convivono visioni
angeliche e demoniache, eresie, profeti e mistici. La società, nella regione
francese in cui la ragazza vive, è ricca di queste realtà e il tribunale
dell’Inquisizione, già a partire dalla metà del XIII secolo, su invito del
Papa Alessandro IV, condanna aspramente al rogo tutti coloro che vengono
tacciati di eresia. Eppure a Giovanna viene fatto un primo regolare processo
che la porterà alla condanna, dalla quale lei riuscirà inizialmente a
sfuggire con una ritrattazione quasi coatta.
Inizialmente è fatta prigioniera dai Borgognoni e trasferita da un castello
all’altro, mentre il suo Carlo VII non fa niente per liberarla. Dopo alcuni
mesi gli Inglesi ottengono la consegna della ragazza e il 21 gennaio del
1431 a Rouen viene fatto, appunto, il processo e Giovanna d’Arco viene
accusata di eresia. Questa condanna ha, indubbiamente, un carattere
politico, perché in tal modo viene screditato il re di Francia Carlo VII,
salito al trono grazie all’intervento di Giovanna. Ma perché la pulzella
d’Orleans viene considerata una guerriera e quali sono i motivi che l’hanno
spinta a combattere in nome di Dio?
Per rispondere a questa domanda bisogna ricordare la guerra dei Cento anni
tra l’Inghilterra, che vuole impadronirsi del territorio francese, e la
Francia che appare ancora incerta. Nell’ottobre del 1428 gli Inglesi pongono
l’assedio alla città di Orleans, nel cuore della Francia, e tutti temono per
la nazione. Giovanna d’Arco riesce a condurre sul trono Carlo di Valois, il
delfino, e prima di tutto si reca da lui cercando di farsi ascoltare. Viene
messa alla prova, ma alla fine ce la fa e ottiene un esercito per combattere
e guida i suoi soldati alla vittoria che si ha l’8 maggio del 1429: gli
Inglesi devono ritirarsi. Il 17 luglio dello stesso anno Carlo, nella
cattedrale di Reims, viene incoronato Carlo VII re di Francia. Dopo la
riconciliazione tra il duca di Borgogna e Carlo VII, i Francesi liberano
l’intero territorio dalla presenza inglese, ad eccezione di Calais.
La guerra si conclude con
la rinuncia da parte degli Inglesi ad ogni pretesa sulla corona francese. È
stata Giovanna, allora diciassettenne, la principale artefice della vittoria
della Francia? È stato Dio a spingerla alla guerra? L’immagine che ci giunge
di questa ragazza si confonde a volte tra il leggendario e la realtà. A
condurla alla guerra sarebbero state le visioni, le voci da lei sentite
nell’estate del 1425 e la prima volta nel giardino di casa? Le voci,
provenienti da santi e da Dio, dall’arcangelo Michele, da Santa Margherita
d’Antiochia e da Santa Caterina d’Alessandria avrebbero comunicato, secondo
il racconto di Giovanna, un solo messaggio: liberare il suolo francese
dall’invasore ed il compito sarebbe stato dato a lei, semplice contadina e
paladina della libertà. Dopo l’incoronazione di Carlo VII la pulzella, non
ancora soddisfatta, muove con alcune truppe verso Compiègne assediata dal
duca di Borgogna, ma qui viene catturata ed ha inizio il suo calvario fino
alla condanna a morte.
Diciotto anni dopo la condanna di Giovanna d’Arco per eresia verrà fatto un
nuovo processo dell’Inquisizione con delle inchieste condotte dallo stesso
re Carlo VII, quel re che prima l’aveva abbandonata. Verranno ascoltate le
testimonianze della madre e degli amici d’infanzia. Tale processo
riabiliterà Giovanna togliendole ogni sospetto d’eresia. Nel 1904 la
Pulzella verrà dichiarata dalla stessa chiesa Venerabile, nel 1908 Beata e
in ultimo, nel 1920, Santa.
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Bibliografia
A.Camera, R. Fabietti, Elementi di
storia, dal XIV al XVII secolo, Zanichelli, Bologna, 2001
http://redazione.primissima.it/scuola/dossier/d_giovanna.htm
Paci Stefano M., Intervista a
Régine Pernoud su Giovanna d’Arco, in
http://www.augustea.it/dgabriele/italiano/san_giovanna.htm
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