Il Convivio Vita di collegio di Baldassarre Turco: una rievocazione autobiografica (Autori autogestiti, Genova 2002)  
Baldassarre Turco

“Vita di Collegio” di Baldassarre Turco è una rievocazione autobiografica di un ragazzo che, per precarietà economica e mancanza dei genitori, perduti assai presto, viene messo in un convento francescano ed i parenti si auspicano che vi possa percorrere l’iter che conduce al pieno apostolato. È apprezzabile, nel ripercorrere gli anni di collegio, la spontaneità con cui l’autore esterna i suoi stati d’animo, le sue dubbiezze, la meticolosa osservanza delle regole, assai rigide del collegio stesso. Tarcisio, questo è il suo nome, non nasconde le sue origini precarie e nell’infanzia vede nel convento dei fraticelli uno spiraglio di vita migliore, possibilità future di vita più serena. Frequenta assiduamente l’ambiente, ne subisce le influenze per certi aspetti anche positive, adeguandosi ad una regola monastica che, per gli aspiranti al sacerdozio, è quanto mai scrupolosa. Interessante sono le concettuazioni che emergono dalla mente di un dodicenne che ha uno spirito d’osservazione assai spiccato, ma soprattutto ha concetti eticamente validi che affiorano franando ogni piccola sbavatura di condotta. Ad un certo punto affiorano dubbiezze che possono sconvolgere anche la mente infantile. Gli impegni di una vocazione ecclesiastica si scontrano con le naturali tendenze fanciullesche di eludere certe responsabilità. La costante normativa claustrale basata su assillanti predicazioni, ripetuti richiami al proprio dovere, riflessioni moralistiche ribadite dai superiori, appelli nella propria coscienza, sono un argomento ricorrente. Indiscussa la valenza applicata nel collegio per avviare i piccoli a quella che dovrebbe poi essere la propria professione religiosa, ma altrettanto discutibile la pervicacia con la quale si vorrebbe, da parte di taluno, imporre drasticamente una norma di vita. Durante tutti gli anni che ha frequentato il convento, Tarcisio s’è creato una mentalità da adulto che lo ha posto nel costante dubbio sulla sua vera vocazione. Il libro è una schietta, sincera, trasparente, testimonianza di realtà giovanile, con tutte le problematiche che gravitano sulle difficili scelte che i giovani debbono fare. Nell’amletica dubbia sua situazione il giovane, pur angustiato dal rimorso di dover rinunciare alla generosità di una benefattrice, rattristato per il dispiacere procurato ai suoi superiori, alla fine viene nella determinazione di non tornare in collegio, anche perché s’insinua nel suo stato d’animo quel prurito sensuale che è alla base del ragazzo maturo. Tutto sommato il libro è una dimostrazione di realismo, ma anche di razionalità e di onestà individuale, soprattutto perché rifiuta ogni menzogna o infingimento!

Pacifico Topa