di Isabella MIchela Affinito

Paesaggio luminoso in Meteore di Luce di Giuseppe Manitta (Il Convivio, Marzo ‘02)

Opera prima di Giuseppe Manitta, figlio d’arte di Angelo Manitta, docente di lettere e Presidente dell’Accademia Inter.le “Il Convivio” di Castiglione di Sicilia. Alla maniera di un corpo celeste che a contatto con l’atmosfera terrestre si incendia illuminando il suo passaggio, così Giuseppe Manitta fa il suo esordio sul palcoscenico della poesia, con questa raccolta dal simbolico titolo “Meteore di luce”. Proprio l’autore è la nuova meteora della nostra letteratura, presentandosi già professionista di versi in compagnia di altrettanti suoi dipinti riprodotti a colori in diverse pagine di questo libro. La silloge è divisa in quattro parti: Meteore di luce, Nude sagome, Luce scarlatta e Odori di cenere, come a comprovare un cammino interiore effettuato in base a letture e successive riflessioni su episodi come L’ultima cena, Nel Getsemani, Pasqua, Pace, Il dolore. Sorprendono tali altitudini sfiorate da un così giovane autore che non vuole essere il poeta della prolissità, dell’esaltazioni di nuovi stili di vita o del pensare; infatti constata con la propria sensibilità, il grande flusso dell’umanità e ne fa una “Epigrafe II”: «Questo è il canto dell’uomo che soffre, / questa è la sua polvere, / questa è la sua ragione, / questa è la sua ombra. / Celebri menti si trasformano / in suoni celestiali inchiodati / dalla sagacità di una spina». Le sue Epigrafi introducono ogni volta alle nuove parti della raccolta e in tutto sono quattro poesie colme di dottrina, di giovanile credo che aiutano il lettore a penetrare il mistero dell’uomo, fragile creatura che in questi versi si vestirà di luce, bianca speranza per tutto ciò che verrà. Cinque illustri letterati, tra cui il padre Angelo Manitta, hanno curato le prefazioni dedicate a questa raccolta: Domenico Cara, Pasquale Francischetti, Carmine Manzi, Nunzio Trazzera e appunto, Angelo Manitta, le cui parole restano e resteranno nella mente di tutti i lettori per il suo sincero incoraggiamento di padre, fatto di esempi sul passato e sul presente, sulla materia e lo spirito assieme senza tralasciare chiarimenti di Classicità, di Romanico, di Umanesimo, di Rinascimento, di Decadentismo, di Modernismo. «Ma tu, caro Giuseppe, vai avanti, non fermarti mai, neppure davanti alle difficoltà della vita. Ricordati che la vita non è solo materia, ma pure spirito e passione. La vita è tutto ciò che avrai saputo lasciare agli altri». Testamento spirituale di un padre che ha avuto il grande privilegio di rileggere nell’opera letteraria di suo figlio, la vena poetica che si perpetua di generazione in generazione.