Adriana Assini

di Giuseppe Manitta

La pittura di Adriana Assini ripercorre il viaggio dell’uomo alla ricerca di se stesso. Le sue opere rivelano, nell’armonizzata e complessa elaborazione dei soggetti, una sensibilità razionale che riesce a cogliere apparizioni metafisiche fondendole con aspetti quotidiani e affascinanti atmosfere luminose. Negli ultimi anni il suo stile, sempre limpido e coinvolgente, è approdato con immutato entusiasmo e creatività ad una dimensione tecnica raffinata e surreale. I luoghi caratteristici dell’esistenziale non s’immergono in turbini di colore informali, ma in pennellate che si fondono e si abbandonano rivivendo magicamente la suggestività dell’essere. Quindi la funzione comunicativa ha un ruolo fondamentale, sia essa espressa con figure, sia espressa con colori che assimilano contrasti di luci ed ombre, che fanno da cornice ai soggetti dando freschezza narrativa all’opera.

Mutazioni, acquerello, cm 40x30

 
La tessitura, come ogni altro aspetto della sua pittura, non è esuberante, ma equilibrata, e le composizioni, che apparentemente possono apparire casuali, sono studiate e meditate. Proprio questa meditazione, acuta e travolgente, appare naturale, pur penetrando nell’intimo delle problematiche individuali ed enucleando valori umani e spirituali. I soggetti, perfettamente attualizzati, trovano la loro dimensione primordiale nel mito, nella religione, nelle vicende del tempo di cui l’uomo è testimone. Tutto ciò non per formulare una profonda critica, ma solo per rivivere con il cuore, con la mente e con il colore quei temi sintonizzati alle vicende interiori.
Nelle opere si analizza ogni particolare dello straniamento psicologico che pervade la vita, ritratto nella sua funzione storica dall’apice al tramonto e affidato al ricordo e alla ragione. Se apparentemente il ruolo dell’uomo nelle opere appare «accessorio e subalterno», proprio perché l’autrice raffigura spesso parti del corpo, il fulcro delle opere sta proprio nell’essere uomo, anzi nelle opere della Assini è presente un’esaltazione dell’uomo quale essere pensante, quale «cogito, ergo sum». E proprio quest’elemento di assoluta, ma originale razionalità emerge con chiarezza nella frequente geometrizzazione delle figure.
Ma l’assimilazione di figure mitiche e la loro riproposizione è una mera imitazione concettuale e strutturale. Infatti nel giardino dell’eden manca la figura maschile a cui offrire la mela, nella rappresentazione di Lucifero troviamo innanzi ai nostri occhi un’immagine sensuale molto lontana dall’iconografia corrente, ne “Il trionfo di Erodiade” manca proprio Erodiade e ci appare solo il capo mozzato del Giovanni Battista.

 

Composizione, acquerello
 
C’è qualcosa di metafisico, dunque, che emerge ogni qual volta si ammira un’opera di Adriana Assini: è presente un’evocazione nostalgica di un antico luogo ideale e storico, di uno “stato di natura” animato da emozionalità pura e quasi primordiale in cui spicca la monumentalità dell’uomo quale essere dominante. Il messaggio di questa originalissima pittrice è perfettamente intonato ed implicito ai toni cromatici e figurativi: l’uomo è tutto e nessuno allo stesso tempo.

 

Angelo, acquerello

 
L’uomo, dunque, appare in sé una mutazione continua: è germoglio fresco e pieno di vita, è angelo, è rosa appassita o morente. Le percezioni pittoriche sono traduzioni vere e immediate della propria sensibilità, forme e colori che condensano i fremiti, la spontaneità, il temperamento esistenziale in elaborazioni dotate di alto lirismo e che saporano di sogno.
Il percorso artistico di Adriana Assini si affida con maestria all’acquerello, tecnica ritenuta precaria ed umile, ma che lei ha sublimato per forma e contenuti.