di Vincenzo Campobasso

Quarantanna, La pupa impiccata di Leonarda Crisetti, (L’alternativa, Agosto 1995, postfazione di Vincenzo Campobasso).

«O mito é o nada que é tudo. / O mesmo sol que abre os céus / é um mito brilhante e mudo». Sono i primi tre versi di “Ulisses, Mensagem” del portoghese Fernando Pessoa. Il mito è il nulla che è tutto. Lo stesso sole che apre i cieli è un mito brillante e muto. La storia (la parola stessa!) non nasce con l’uomo. L’uomo, ignaro perfino di se stesso, cresce nei secoli e, quando finalmente sa parlare e scrivere, non ricorda più da dove venga, non sa chi sia, non sa cosa sia deputato a fare sulla Terra. Ed allora cerca di conoscersi, cerca di dedurre, attraverso le poche informazioni tramandate di padre in figlio, la lunga strada lasciata alle proprie spalle. Riconoscendosi debole, inventa entità trascendenti, che stanno al di là ed al di sopra di lui, fino a collocarne parecchi in un mondo parallelo, olimpico, altri negli inesplicabili fenomeni immanenti, terrestri, come il giorno e la notte, il lampo, il tuono, il fiume, il mare, il fuoco, ecc.
Leonarda Crisetti, con il suo QUARANTANNA, ha fatto proprio questo: è andata alla ricerca di una spiegazione del mito di questa bambola che, anno dopo anno, viene appesa, impiccata, infilzata e poi bruciata. E non lo ha fatto da sola. Da solerte e sollecita insegnante qual è, lo ha fatto con i suoi giovani allievi di terza media. Li ha idealmente presi per mano e li ha guidati, quasi sospinti, alla ricerca “sul campo”, come fossero ricercatori laureandi in Sociologia. Il lavoro stesso si è svolto, poi, anche con schedatura dei dati e dei materiali raccolti presso gli anziani del paese, che ancora conoscono e cantano filastrocche riguardanti QUARANTANNA. Un giorno sapremo anche che il Sole non è un “mito brillante e muto”, ma la realtà che ci sostiene in vita, anche se la materia che lo costituisce è materia distruttiva: i due estremi, ancora una volta, combaciano: come una medaglia, contiene in sé principio e fine - vita e morte.