Per un manifesto letterario


 

Che si possa suscitare un vespaio con l’obiettivo della creazione di un  manifesto letterario, lo pensavamo già prima. Autori che si schierano a favore, autori che si schierano contro, critici che sono favorevoli, critici che sono contrari. Se Walter Pedullà ci dichiara che un manifesto da una parte può essere «pericoloso», dall’altra invece afferma che può rivelarsi «un elemento attivo culturalmente», Giorgio Barberi Squarotti non sembra molto convinto del progetto di un manifesto, mentre altri sono decisamente contrari, in quanto non vogliono dare origine ad altri -ismi. E la mente corre subito al volume dal titolo “Gli ismi contemporanei” di Luigi Capuana. Se in effetti l’Otocento e il Novecento sono i secolo degli -ismi per eccellenza, tanto da formare una vera e propria catena: realismo, naturalismo, espressionismo, simbolismo, parnassianismo, impressionismo, crepuscolarismo, futurismo, dadaismo, ultraismo, creazionismo, cubismo, surrealismo, immaginismo, vorticismo, modernismo... e si potrebbe ancora continuare per pagine, chiarisco subito che l’o-biettivo non è creare nuovi -ismi, in quanto come scrive Sil-vio Craviotto:  «A che scopo creare nuovi -ismi? Ogni autore dà a se stesso un nuovo manifesto, le cui linee nascono e crescono continuamente, almeno finché è attiva in lui la vena creativa. Egli lotta con l’angelo della Forma sapendo che, per ogni contenuto, esiste una, ed una sola, forma ideale o definitiva, né si dà tregua finché non l’ha raggiunta».

Ecco perché, se un nome dovrà essere dato al movimento, non dovrà essere assolutamente un -ismo, in quanto l’obiettivo è semplicemente quello di un dibattito sull’essere artistico, senza alcuna imposizione, in quanto credo che sia verità che «ogni autore o artista vero si crei da sé il suo manifesto come forma o ‘formula uno’ di base o metodo di lavoro e di ricerca senza, però, chiudersi entro uno schema aprioristico, ciò che sarebbe suicidio o pretesa hegeliana: “O la storia rientra nelle mie categorie o sarò io a farcela entrare”». Principio, questo, ovviamente discutibile, anche se ho l’impressione che per molti preconcetta è l’idea di manifesto come perdita della propria libertà, e per questo viene rifiutata. Ma, in un mondo globalizzato, malgrado alcuni vogliano negarlo, il dibattito non può che essere positivo.

«Quali le tendenze? - secondo Antonia Izzi Rufo. – Affiorano un po’ tutte: romanticismo, razionalismo, ideali-smo, naturalismo, simbolismo, ateismo... Non si può parlare di crepuscolarismo, anzi al contrario perché si tratta di impulso al rinnovamento, non si sbaglia se si definisce l’età attuale come “nuovo Umanesimo” e “nuovo Rinascimento”. Questa rinascita si evidenzia più nelle composizioni delle persone mature che in quelle dei giovani... E lo stile? Vario come sempre. È una questione individuale. Chi ama esprimersi con semplicità, chi usa un linguaggio difficile, chi all’insegna della trasparenza, chi dell’ermetismo. C’è chi si preoccupa della qualità, chi della quantità, chi dell’una e dell’altra. De gustibus... In genere non c’è retorica né ampollosità. Quale il filone letterario? Si è sempre fatta distinzione tra una tendenza e l’altra, classificando i periodi, ma s’è fatto solo per comodità... Nel nostro esprimerci esponiamo ciò che sentiamo. Oggi perciò possiamo affermare che tutte le tendenze prevalgono, senza distinzione».

Sull’argomento la poetessa spagnola Pilar Quirosa -Cheyrouze, aggiunge che è proprio l’osservazione della realtà esterna che si trasforma in urgenza espressiva e che tutti gli effetti e gli artifici artistici creano uno spazio unico al di là dei saggi teorici. «C’è un luogo sicuro, il piano del creatore... Esiste il tempo della ribellione, della fuga dallo status quo delle cose. Esistono epoche apocalittiche - l’osservazione del mondo, le sue leggi, il concetto di antiarte, la rottura con ciò che è stabilito, - esiste un tempo positivo, un tempo ricreato. Il tempo dell’artista, il tempo - sempre lieve - dell’uomo. Un’impronta lungo la via». L’unione cosmica tra l’uomo e la natura trova materializzazione nell’arte e questo al di là di qualunque “regola”. Ma non è questa già una forma di manifesto?

Dall’altra parte il poeta francese Serge Lapisse scrive: «La poesia è l’emanazione dell’anima umana. Permette di intravedere ciò che ci sia di più prezioso nell’essere umano, le sue emozioni, i suoi pensieri, i suoi desideri, i suoi stati d’animo. La poesia fa sgorgare tutta la ricchezza che sonnecchia nel cuore degli uomini. È questo modo di esprimersi che fa vedere la vita in un giorno più vicino alla sensibilità. La poesia aiuta a scoprire il mondo che si trasforma per dare dei punti di riferimento e fare evolvere gli uomini e le società verso gli domani più luminosi. La poesia trascende il ragionamento per consegnarci i turbamenti dei suoi compositori. Tutti gli uomini di buonsenso dovrebbero avere la sem-plicità e l’umiltà di ascoltarla. La poesia prende delle forme svariate in epoche differenti, ma il suo spirito resta sempre lo stesso. È uno di quei valori sani e sicuri in tutti i tempi ed è la strada che permette di trovare o di ritrovare la pace del cuore. La poesia è e rimarrà sempre la fiamma del cuore. Essa anima ogni creazione letteraria dove filtra l’emozione. I versi le danno questo ordine necessario all’espressione della sua nobiltà. La poesia apporta alla scrittura la musicalità, ma anche il ritmo e le vibrazioni. L’avvolge in un velo più luminoso. La poesia, sogno o realtà? È una forza viva che rigenera la natura umana. È lo specchio dei tesori interiori degli esseri umani. La poesia è una porta sulla vita. Permette di abbordare questa in un modo più diretto ed è tramite lei che l’essenza della vita si esprime abbondantemente».

«Considerati i mutamenti soprattutto formali intervenuti in campo letterario - scrive Luciano Nanni, - è evidente che poesia e letteratura in genere non possono - meglio ancora: non devono - stagnare sul già acquisito. L’idea di un manifesto pare raccogliere diverse istanze che emergono dall’attuale contesto culturale. Fermo restando che tutto l’acquisito è degno di rispetto e di studio in ogni suo aspetto, si rende necessario procedere ad un ulteriore allargamento e rinnovamento, che può anche investire i contenuti, cioè i concetti. Infatti gran parte della produzione attuale o si adagia su formule ormai logore o tenta vie bizzarre che non approdano a nulla. Due elementi sono da tener presente: il rigore tecnico e la libertà espressiva. Si propongano modelli sottoponendoli a verifica pratica, cioè la scrittura». Ed è proprio sui modelli pratici che “Il Convivio” vuole puntare. Si consiglia quindi agli amici del Convivio di proporre modelli nuovi ed orginali che possano dare un contributo all’innovazione artistica, sia sotto l’aspetto formale che contenutistico ed espressivo.


Accademia Contea di Modica (Premiazione)

Trofeo della mamma. 18ª edizione. Assegnazione in ordine alfabetico a: Irene Artale (Avola), Mario Attard (Malta), Paola Cozzubbo (Giarre), Alberto Cantagalli (Roma), Michele Galfo (Modica), Gregorio Giuseppe Giaccardi (Cuneo), Giuseppe Isgrò (Altamura), Lucia Lo Giudice (Randazzo), Lidia Melisurgo (Potenza), Carlo Nanì (Modica), Domenica Sindona Catanese (Cefalù).
Premio Val di Noto. 19ª edizione. In ordine di classifica: in dialetto: Giuseppe Giglio (Palermo), Paola Cozzubbo (Giarre), Mariangela Sauto (Caltanissetta), Franca Adriana Abbate (Cefalù), Rosario Davide Di Giacomo (Sambuceto-CH), Carlo Nani (Modica); in lingua italiana: Irene Artale (Avola), Filadelfio Coppone (Catania); per l’arte: Massimiliano Ornato (Modica).
Coppa del Mare, 17ª edizione. Poesia: Mario Attard (Malta), Mariangela Sauto (Caltanissetta), Rosario di Giacomo (Sambuceto); racconto: Salvatrice Curcio Calcagno (Enna), Lidia Melisurgo (Potenza), Irene Artale (Avola).