di Isabella Michela Affinito

Radici d’acqua, la Venezia lagunare di Adriana Mosca (Penna d’Autore, Torino 2003)

L’elemento acqua è un valore per Adriana Mosca, docente di lettere, scrittrice e poetessa di Venezia, stavolta al suo decimo libro. Venezia è nei suoi occhi color acquamarina, nei suoi versi, nei suoi ricordi, negli acquerelli paterni, uno dei quali fa da copertina a questo volume e nelle sue radici evidentemente genealogiche come lo dimostra il titolo stesso di questa silloge. Essere nata a Venezia significa molto, ogni giorno sul proscenio del mondo per vivere eternamente in un sogno nella città della raffinata fantasia, sospesa tra l’effimero e i problemi reali. La silloge contiene amorevolmente diverse liriche cosiddette ‘vedutiste’ alla maniera del Canaletto o di Gaspare Vanvitelli che, mettono in rilievo nello stesso momento circostanze e architetture, appagando ogni sorta di altrui curiosità visiva. «Mia Venezia, con il tuo grigio profilo / tra acque e cieli d’argento / frastagliato di cupole lontane / e di snelli campanili / nell’umidore autunnale / mia Venezia maga, mi riporti ancora / le attese inquiete di allora. / Palpita ad occidente lo splendore / ciclico del tramonto / oltre il ponte fioriscono le luci». L’autrice ci accompagna per tutti i vicoli e le calli descrivendoci le sue emozioni anche per “Burano”, per “Campo San Polo”, per “Sacca San Girolamo”, “Calle Lombardo”, “Campo del Ghetto”. Difficile incontrare qualcuno nella città lagunare capace di parlare tanto di ogni singolo angolo naturale o artistico come, invece, ha fatto Adriana Mosca che si fa simile a Venezia. Anche lei ha radici d’acqua, lei che senza alcun ripensamento proferisce un legame indissolubile con la sua città, una congiunzione che con gli anni si è fatta sempre più forte sfiorando la fusione. «Non ti lascio Venezia / né per l’acqua alta / né per la nefasta umidità / che così spesso grava / come un coperchio sulle nostre teste. / Non ti lascio Venezia / nemmeno se tanti tuoi figli / sono andati lontano / se chiudono le osterie ed aprono i fast food / se la botteguccia degli alimentari / ha le serrande ormai corrose / da decenni di ruggine / se ad ogni angolo s’incontrano / negozi di maschere e di vetri / fatti ad Hong Kong. / Non sono stata capace di lasciarti / perché le mie radici sono d’acqua...». Quindi si tratta di una forza particolare quella che scorre all’interno delle radici acquatiche di Adriana Mosca, robustezza che inizia da un conscio amore filiale e si rammarica quando constata la mancanza di questo vincolo negli altri veneziani, figli della stessa città che, purtroppo si vede abbandonata da essi ogni giorno di più e popolata invece, da tutte le razze del mondo. Una raccolta di poesie come tante cartoline che viaggiano e viaggeranno nei cuori di tanti lettori, veneziani e non, che scopriranno, finito il volume, di avere anch’essi una Venezia da amare.