di Maria Enza Giannetto

Pietro Nigro, l’infinito e l’impercettibile in Alfa e Omega (Guido Miano Editore, 1999)

Pietro Nigro, poeta siciliano che ha ormai abbattuto il muro dell’anonimato, ci offre con la breve ma intensa silloge di poesie “Alfa e Omega” un vero e proprio sunto dell’esistenza intera. “Alfa e Omega” sono l’inizio e la fine di ogni cosa, sono il principio dell’esistenza umana e la sua conclusione. È come se il poeta, al di sopra di tale realtà, riuscisse a vedere, a concepire e a ridire il senso pieno della vita. Le poesie di Nigro si sganciano spesso dalla pura liricità, per percorrere un sentiero che sembra più vicino alla filosofia che alla poesia. Le immagini evocate sono però lontane dal poter offrire soluzioni alle questioni irrisolte della vita umana. Pur nella sua veste lirica, l’obiettivo del poeta sembra essere la creazione di un metodo di vita. Il suo inten-to non è quello di fornirci delle soluzioni semplici e infallibili alle domande di ogni giorno, ma piuttosto ricreare, rievocare delle immagini che di queste questioni sono il fondamento. Pur traendo il massimo dell’ispirazione dalla quotidianità e dalle lotte di ogni giorno, il poeta riesce a darci uno scorcio di infinito, di eterno e per presentarci l’intera esistenza umana. Non c’è nessuna ansia di fornire degli insegnamenti unici e universali. Al di là della speculazione filosofica, le liriche ci offrono frammenti di realtà, attraverso i quali chiunque si concentri sul destino dell’uomo riesce a derivare una certa serenità. È come se il poeta volesse munirci di quella stessa voglia che ha lui di «tentare vie immaginarie su una mappa casuale!», ma è anche come se insieme a noi egli si chiedesse «che fine fanno i momenti vissuti!». Una silloge energica e carica del senso profondo della ricerca, in cui il passato, il presente e il futuro trovano l’a-malgama perfetto.