di Angelo Manitta


 

Maria Teresa Nobis, il donare agli altri in Fili di perle


La breve silloge di Maria Teresa Nobis, “Fili di perle” (Otma edizioni, Milano 2001), è frutto di un grande e profondo impegno sociale e civile, come viene detto a chiare lettere dalla stessa autrice in una succinta nota che apre il volume. «Mi sento cittadina di un mondo che attraverso teneri “fili di perle” possa parlare di solidarietà, di fratellanza, d’amore e di pace tra i popoli». La poesia nasce quindi, oltre che da un impegno personale, da riflessioni che vogliono comunicare agli altri la gentilezza delle parole, dei pensieri e del donare, secondo le parole di Lao-Tzu. Il donare agli altri, in un mondo in cui spesso si pensa solo a se stessi, diventa così atto eroico, ma il donare scaturisce soprattutto dalla parola che unisce e combatte la negatività del vivere, spingendo l’umanità intera verso un mondo migliore, verso quei valori veri della vita, che sono pace, amore e fratellanza.
La poetessa, attraverso le sue liriche, ci presenta quasi un percorso spirituale, un itinerarium mentis ad Deum puramente umano. «Cammino, cammino, cammino avvolta in un mare di nebbia», scrive la poetessa. La nebbia è il buio delle difficoltà che l’uomo incontra, ma oltre la nebbia c’è la speranza della meta. Continua, infatti, la poetessa: «Mentre cammino il mio costante, profondo pensiero ti segue lontano, lontano, con Te». In questo continuo andare l’incombenza del tempo risveglia i ricordi: «Il tempo è passato in fretta e donna mi ritrovo col cuore fremente di ricordi, anche felici». Alla felicità si alterna la nostalgia, ma soprattutto la lotta e la conquista dell’essere donna. Nella silloge, infatti, la donna diventa elemento centrale e centralizzante, quasi le liriche fossero un’autocelebrazione narcisistica, ma con un fine ben preciso: l’esaltazione di quegli ideali che salvano l’umanità, tra cui la pace, quella pace per cui gli uomini lottano, combattono e persino si uccidono.
Per Maria Teresa Nobis, che ha viaggiato in varie parti del mondo ed è entrata a contatto con realtà diverse, la fratellanza dei popoli è obiettivo improrogabile: nasce in lei la convinzione che tutti gli uomini sono uguali, tutti figli di Dio, tutti devono quindi mirare a quel bene universale che è la felicità. Se da una parte la conquista della felicità è un diritto di tutti, indipendentemente dal colore della loro pelle, delle loro usanze e delle loro tradizioni, d’altra parte gli elementi naturali, i paesaggi stupendi, la purezza dell’aria affascinano la poetessa. Sono spesso semplici osservazioni, fatte con realismo, che le fanno prendere nota. «Le tue fulve dune subito mi affascinarono. Lontano, il volo pigro degli uccelli; più vicino uno scalpiccio nella strada sottostante. Ho spalancato i vetri cercando inutilmente un soffio d’aria fresca per dare pace all’estenuante, quasi impazzito ventilatore, sopra il mio capo». In questi momenti nasce la meditazione, da cui scaturisce una musica interiore, quasi esaltazione del creato e delle sue stupende bellezze: l’arcobaleno e l’alba, le stelle cadenti e l’infinito, il balcone fiorito e la pioggia, la spiaggia e il deserto. Nella poesia di Maria Teresa Nobis gli elementi naturali (valli, montagne, mari, fiumi) o elementi astrali (sole, stelle, luna, cielo) hanno spesso la funzione di scandagliare l’intimità e di far meditare sul destino dell’umanità, che volge alla conquista della felicità attraverso la riflessione. Eppure in mezzo a tutto ciò l’uomo è circondato dal deserto, che assume un valore simbolico. Il deserto esteriore coincide col deserto interiore, cioè con la possibilità di pensare e di riflettere. In questo senso, emblematica è la poesia “Fili di perle”, chiave di lettura dell’intera silloge, dove le perle sono i pensieri che spingono gli uomini a fantasticare e sognare.

  • Le perle
    infilate
    ad una ad una
    nella collana
    a me sì cara
    sono come i miei pensieri
    più reconditi, più
    significativi, più cari.
    Passo ore ed ore
    a fantasticare,
    a sognare
    un mondo meraviglioso
    che spesso non è.
    Ma è la vita mia
    ora serena, ora piena
    di contraddizioni
    che mi appartengono,
    che ho vissuto
    sulla mia pelle,
    giorno dopo giorno,
    e da cui non posso
    separarmi.

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