di Pacifico Topa

Carlo Onorato, Speranze umane: una carrellata di sentimenti (Acc. Internazionale Mazzocco, ’02)

Con “Speranze umane” Carlo Onorato analizza la realtà nelle sue più svariate essenze e ne deduce personali impressioni, ne evidenzia le influenze per cui questa silloge può definirsi una carrellata di sentimenti, poiché l’autore predilige tematiche intimistiche che coinvolgono il lettore e lo stimolano ad una maggiore ponderazione. Con una sequenza non abituale le composizioni sono flash filmici di un mondo che ci è vicino, ma sovente ci sfugge, perché da noi non osservato con la dovuta attenzione. Si parla di stati d’animo, sentimenti, di pie aspirazioni, di profonda razionalità, senza mai trascurare quella realtà che ci è prossima, anzi osservandola con meticolosità. Una realtà tipica del sud, piuttosto ignorato, modesto, umile, ma temprato alle bufere; è proprio a questa terra che Onorato dice: «Primavera / ti consegnò l’inverno / spogli rami / a riga / che fecondasti / con foglie, fiori, e frutti». Da questo ambiente turgido e pro-speroso scaturiscono le aspirazioni poetiche di questo autore che non si lascia facilmente vincere dalle superficialità, ma capta anche liberazioni minime ed ecco allora «il Ponentino leggero / spande odore di mentuccia / nell’aria tiepida della sera...». Oppure, con una punta di larvato romanticismo: «Abbi tu, luna / l’ardire di imprimere / il tuo pudore / delicato e discreto...». La vena ispiratrice di Onorato ha, talvolta, particolari attenzioni per il sentimento, considerato «sorgente antica» che rinfresca e disseta. Il male ha un suo fascino e gli fa dire: «In te / il cielo si specchia d’azzurro e ti colora...» ed anche «col sole di sera / il gabbiano leggero / vola nel vento / che porta lontano», chiara allusione alla fantasia. “Speranze umane” è una carrellata assai vasta di un ricco campionario di stati d’animo, di percezioni in cui non manca mai la nota pratica, specie quando come in “Sogno e realtà” accenna alla politica d’oggi con i suoi aspetti caratterizzanti. Una nota bucolica viene proposta da “Pastorella” che è uno spaccato di vita agreste, una voce che esalta le bellezze della campagna ove tutto è genuino: «Sera serena, porta fortuna / bello è l’amore al chiaro di luna». In sintesi, una tematica assai diversificata, poliedrica, ma pur sempre ancorata a principi etici e ricca di personali considerazioni.