Rosita a Teodoro: Lettera d’amore

Nella ricorrenza del loro 50° anniversario di nozze (28 giugno 2003) gli amici del Convivio porgono i più sentiti auguri ai coniugi Rabe Orifici: Teodoro e Rosita. Per l’occasione si riporta di seguito un passo della lettera che, insieme alla poesia “Nozze d’oro” di Jacques Prévert, Rosita Orifici Rabe dedica al marito.

 

Mio adorato e caro Teodoro, si dice che l’amore sia la forza che fa girare il mondo. Che altro sono capace di fare oltre che amarti? Il nostro amore è come l’acqua limpida di un ruscello dove si può dissetare e rinfrescare l’anima. La nostra è un’unione permeata di vita, di sensazioni, di emozioni, di affetti, di ricordi. Amarsi per noi significa non essere mai soli, riuscire a vedere nel buio e ascoltare il silenzio; amare senza condizioni e senza aspettative. Vi sono note di nostalgia, di velato romanticismo, di rimembranza; elementi che non possono mancare in chi ama perdutamente e vuole che questo amore trovi rispondenza e condivisione… Il nostro amore si dispiega in orizzonti vasti ed infiniti, con l’alternarsi di vicende ora liete ora tristi, vicissitudini del tempo che tutto muta, logora, travolge... Il nostro amore è infatti tale da travalicare ogni limite, ed è talmente forte da espandersi nell’aria come un profumo, un suono o una vibrazione... L’affermazione della vita e dei suoi valori sta nell’amore, è per questo che è fatto il nostro cuore. E allora gridiamo forte “Viva l’amore”.

 

 

Nozze d’oro

di Jacques Prévert


                       

Il nostro amore                   

così tenero,                         

così giovane,                      

così fragile,                          

così solido,                          

così vero,                             

così felice,

così gioioso,

così sicuro di sé.

Il nostro amore

bello come il giorno

così vivo ancora

è baciato dal sole,

è il tuo amore,

è il mio amore,

è quel che è stato.

Il nostro amore

vivo come il desiderio,

tenero come il ricordo.

Io lo invoco

per te, per me.

Io gli grido:

non andartene,

resta dove sei,

resta dov’eri un tempo,

come sei, per sempre.

Tu sei la nostra luce

che porta alla via

della felicità.