Bruno Martino
Bruno, ricordi i poeti del jazz che
sapevano eternare la tua prediletta canzone, “Estate”? Ad ogni loro
improvvisazione rinasceva quella bellezza, che tu creasti in
personalissime intuizioni ed evocazioni: Chet Baker, ricordi, Bruno
amava suonarla, interpretarla con intensità liricissima. La suonò
infinite volte ed ogni volta era un prodigio di bellissima cantabilità
ricca di poeticismo respiro infinito, di ineffabile metafisica
nostalgia.
Chet, ti rese questo prezioso tributo, sapeva decantarla, la rendeva
perfetta come poesia dei lirici greci, onorava questo song, suonandolo
in compagnia di amici pianisti: con Michel Graillier, poeta di Francia,
Michel la rese splendente di luci sonore, commossa bellissima “estate”,
nel canto ritornante del mare. Michel intuiva in quell’onda iscritta
nella tua canzone, la faceva risuonare con delicato stupore. La
interpretò con Chet, anche Enrico Pierannunzi che nella tua estate
ritrovava quegli incanti melodici e lirici del grande pianista, Bill
Evans. Eppoi, ricordi Bruno, la legò per sempre a sé, Michel Petrucciani,
immagine sonora del suo amore per la poesia e la bellezza; Michel
Petrucciani, il Leopardi del jazz; egli improvvisando “estate”, poteva
così visitare, il regno della bellezza. Michel, lo rivedi quasi, espone
il tema del song, lo corteggia con rare intuizioni, lo distende in pure
forme di liricità, miniera d’ispirazioni, per canto disteso. E Bruno,
ricordo il tuo invito, al Teatro Flaiano, nel concerto, insieme ad
Umberto Bindi per ascoltarti mentre ancora canti, felice la tua “bella
estate”.