Io e Te, poesie d’amore di Francesco Romeo Guzzetta (ed. in proprio)

 

Francesco Romeo Guzzetta

Nelle tendenze letterarie odierne c’è predilezione per le discipline che riguardano la tecnica, l’informatica, l’e-conomia, il giornalismo, il turismo... Scoprire uno scrittore che stende un testo di poesia in greco non è frequente. E quando si verifica, si riconosce subito in lui uno studioso di lettere antiche da annoverare tra gli amanti della cultura classica. Questo il motivo per cui, chi ne condivide l’interesse, gli tributa tutta la sua ammirazione. Quali gli aspetti dominanti che affiorano dai versi? Motivi universali legati all’uomo di tutti i tempi e tutte le etnie: l’amore, la famiglia, gli amici, il paese natio, la patria, il lavoro, la natura... E i ricordi... Ricordi d’infanzia, di gioventù, di guerra, di luoghi cari che hanno subito trasformazioni per adeguarsi all'evoluzione... È con la sua donna, in “Io e Te”, seduti insieme su un sofà liso e scolorito, che Francesco Romeo Guzzetta ricorda le trascorse primavere... Ripercorre la sua vita con la madre, «dal concepimento» in poi; si esalta di fronte all’«evento giubilante» dell’arrivo di un bambino; gioisce nel rivedere la sua nonna, «la nonna più bella del mondo» che torna dalla California; si sente fiero della sua Sicilia, dei suoi colori e dei suoi aromi: il cielo azzurro, la nera Etna, il giallo delle ginestre, il rosso della lava, la freschezza delle acque, il profumo della zagara... Problemi esistenziali, a volte, assillano il poeta: l’uomo cerca senza tregua la felicità, l’appagamento, crede di trovarli ma si sbaglia: li trova solo «nel congedo», quando giunge la fine. Prova rimorso per aver costruito, al posto della vecchia casa dei suoi genitori e della sua fanciullezza, un moderno villino... Tutto è ricordo, anche quella canzone «dei dolci tempi ormai svaniti» che cantano, ancora, l’innamorata, la casalinga, il contadino, il campanaro, «voglio amarti così». Semplice e scorrevole lo stile.

 

Antonia Izzi Rufo