Leonardo Selvaggi, L’altra valle (Il Croco. I quaderni di Pomezia-Notizie)

 

Leonardo Selvaggi

Le prime due poesie, dedicate a Paul Courget, hanno come tema l’amore, «l’amore è come l’aria»... l’amore è un viandante... amare è seminare dolcezza... Tutti possono cogliere i fiori nati dall’animo... L’amore ha le ali e la forza della tempesta...». L’amore è condensato nell’estasi dello spirito e nella passione, è unione di due ‘piaceri’ che si fondono e si sublimano. Ma tutto ha fine, anche i sentimenti si lacerano... «Con la decomposizione siamo negli esseri di altre primavere» afferma, quasi con dolore, il poeta. Importante il ruolo della famiglia, la presenza di una donna in casa: «La sua anima è una mano calda fra gli oggetti» che aspettano il loro tocco magico per disporsi in un ordine perfetto. Ha breve durata l’effimero, il superficiale si sfalda, scompare, mentre «l’essenza rimane in fondo, in un centro rappresa, detersa, salda come ferro». Tutto cambia, al vecchio si sostituisce il nuovo, i valori annegano nel caos, gli uomini non si riconoscono, «non si sa più trovare appoggio». Da ogni lirica emergono riflessioni sui problemi esistenziali, sulla condanna dell’ingiustizia, della finzione, dell’ipocrisia, del progresso che ha offuscato l’antico senza, però, cancellarne il ricordo. C’è ‘disarmonia’ nel mondo, «Iddio è lontano da noi». In che consiste la felicità? Nel girare cercando rifiuti, pezzi che rilucono e si scambiano per oro, nell’appagarsi di apparenze. «Il sole è pietoso, sparge i raggi e il calore dove c’è il vuoto...». Visione pessimistica della condizione umana, e sconforto, senza scampo o via d’uscita.

 

Antonia Izzi Rufo