Il Convivio Rolando Tani |
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Le campane della pace
Sono sette, come le note
pronte a cantare con la lor classica voce musicale. La mole campanaria che si perde nella volta del cielo è invasa nei suoi spalti e feritoie da miriadi di nidi dove un alato popolo è in un’impaziente e sofferta attesa. Una gazza ladra allettata dal luccichio dei battenti inerti ma splendenti che li becca e strattona in un tentato stimolo di movenza. Ma le funi sono immobili perché i campanari sono indifferenti oziosi e buzzurri sempre briachi, litigiosi e violenti nel riciclaggio atavico ad eterno dei morti e dei sopravvissuti. Si spera e s’implora il fato e si pregano gli atavici e novelli Dei affinché uomini e poteri possano esser vincenti sull’insanità. I mea culpa usi e consunti sono frequenti ed illusori come tematiche farse sulla ragione. Forse... un dì si decideranno a dar l’anda alle corde e l’universo sarà scosso dal fragore di uno scampanio stormante e festante: la suo eco lambirà monti e valli, fiumi ed oceani, steppe e deserti. Farà vibrare le umane membra ed invaderà dolcemente gli animi e come inno di ringraziamento tutte le alate etnie compresi colombi, rapaci e poeti si leveranno a stormi ai quattro venti per portare la buona novella laddove sordità e cecità ancora impera. |
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