di Daniela Giannetto

L’eterna lotta tra bene e male in Il dottor Fausto e il malefico Mefisto di Nello Tortora (Brontolo Edizioni, 2002)

Scorci della cultura campana che vive una religione condita di superstizione, Santi protettori, demoni simpaticamente descritti nella loro meschinità e sfortuna perché impotenti di fronte all’enorme fede dell’uomo nella potenza Divina. Sullo sfondo i racconti dei due conflitti mondiali vissuti nelle zone rurali o nelle ridenti città di Salerno e Napoli, il declino del Fascismo, lo sbarco degli alleati e persino il cambiamento di rotta dell’economia italiana che assiste al declino dell’aristocrazia possidente, il tutto raccontato con brillante umorismo. La storia di Fausto Giobbe, un dottorino di origini contadine, cui la vita sembra sorridere, indigna tanto il diavolo in persona, soprattutto per il nome che porta. Fausto come il celebre Faust di Goethe e Giobbe come il personaggio biblico: due anime sfuggite all’Inferno per un soffio! E Mefistofele scommette con Dio di riuscire a portare all’Inferno l’anima del povero dottore. Quale modo migliore se non quello di farlo odiare dai suoi figli e di rendergli la vita un vero inferno (è proprio il caso di dirlo)? A nulla sembrano servire le preghiere e l’enorme fede in Dio e nei santi che, nonostante tutto, queste impotenti “pedine” continuano a perseguire. Entrambi sotto il potere di Mefistofele, i figli ritengono Fausto la causa principale della loro sfortuna e dei loro fallimenti, mentre i poveri genitori soffrono le pene dell’inferno e continuano a raccomandarli a tutti i santi del paradiso. Sembra che per la povera anima di Fausto non ci sia davvero scampo, ma il dottore non ha mai perso la fede e ciò rappresenterà il suo passaporto per il Paradiso. Il bene e la fede trionfano su tutto, l’uomo provato dalle tentazioni e dalle disgrazie tuttavia non perde la speranza. Il romanzo riprende il pensiero biblico secondo il quale il Paradiso è per i giusti e per coloro che soffrono in terra, e il lettore non può fare a meno di provare commozione per i poveri protagonisti e di vivere le loro personali angosce e disperazioni.