Il Convivio

 

 

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Insolite composizioni di Isabella Michela Affinito: poesia schietta e immediata

Un modo di poetare alquanto originale quello che ha adottato Isabella Michele Affinito con la silloge “Insolite composizioni”. Già il titolo è tutto un programma! Un modo originale di dislocare la versificazione, fatta di brevi respiri linguistici, quasi sempre rivolti verso un’affannosa ricerca di un qualcosa che non si ha, un modo snello, vivace, dinamico per dire ciò che si pensa e dare alle cose chiare significazioni. Avverbi, aggettivi, verbi sono i trampolini di lancio di questo saltellare poetico che ripercorre momenti di vita, evoca personaggi mitologici, rivive momenti lieti, esalta le bellezze naturali, evoca il fascino dello splendore veneziano, della lussuosa vita parigina con le sfrenate notti al ritmo del Can can; sguardi fugaci all’arte pittorica e letteraria di quell’ambiente bohèmienne. Innegabile la originalità espressiva di questo genere che si presta a molteplici didascalie a succinti pensieri, ma è anche una poesia che non tralascia il concreto, specie quando focalizza quegli stati d’animo conseguenti a particolari circostanze. Un esempio: «Io come il tempo / io come l’autunno / io come una spiga / io come l’argento / io come la luna / io come la Musa / io come l’astratto / io ero». Una presentazione quanto mai fantasiosa della personalità poetica di Isabella Affinito, che s’immedesima con le cose concrete, le enumera comparandovisi. È lei stessa a darci una definizione della sua poesia. «La forma della / mia poesia è incompiuta perché / i versi circolano / in un labirinto e / solo Pegaso dall’alto / conosce l’uscita». Più avanti definisce la forma della sua musa incompleta. Lei predilige inserirsi in un mondo d’arte che impreziosisce la raccolta, ravvivandone i toni. «Mi sento una / ninfa-sirena nella / stanza rossa / di Henri Matisse». C’è compiacimento incondizionato per il gusto dell’arte, quella ottocentesca in cui lei si sente a suo agio, traendone linfa creativa. La poesia di Affinito ha la caratterizzazione di una emissione di suoni verbali che, logicamente collocati, dicono ancor più di quello che a prima vista può apparire: sono rapidi fotogrammi di una successione filmica. Non disdegna le descrizioni auliche che elevano l’animo. «Ninfee / galleggiate leggere / nella mia memoria», evocazione del mondo dei ricordi in cui le vicende si alternano, ma raggiungono l’esasperazione, la poesia le fa ricordare il fascinoso mondo della Roma antica, ove figure mitiche si presentano invitandola a far parte della loro élite poetica. «Donna di nuvole / tu non sei Eva / e mi suggerisci un silenzio / che ritrovo nelle mie stanze». Poesia schietta, immediata, facile, accattivante!

Pacifico Topa