Il Convivio

 

 

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Aulico sentimentalismo in Sogni imitativi di uno studente di Michele Albanese

(ed. in proprio)


La poetica di Michele Albanese è intrisa di aulico sentimentalismo e si presta ad una lettura gratificante, perché riesce a centrare i pensieri più ricorrenti. Trattasi di una versificazione forbita, che riecheggia un classicismo ottocentesco, fioca di allegorie e citazioni, indizio di vasta cultura mitologica. Fare poesia per Albanese equivale a rievocare sensazieni, stati d’animo, rimemoranze che vengono sciorinate con sagacia lessicale, conseguenzialità logica, tanto che il lettore si trova a suo agio nell’immergervisi. C’è fantasia, immaginazione, ma anche senso di realtà, specie quando evidenzia la bellezza, ritenuta fonte ispirativa e stimolatrice ai sentimenti. «O donna bella e di grazie soave» s’esalta quando dà sfogo alla creatività sentimentale, raggiungendo l’apice con espressioni di indubbia valenza letteraria. Albanese è un attento cronista che focalizza le cose circostanti e ne trae aggraziate composizioni metricamente scorrevoli, quasi musicalmente accattivanti, sempre in rapporto alle tematiche prescelte. Non tralascia le problematiche esistenziali e gli effluvi spirituali hanno una loro collocazione connessa con i principi etici. «Gesù perdonami se in questo canto / profano, azzardo umil il Tuo decoro. / Credimi, vieni vicin a me, accanto». Candida professione di fede! Non mancano cenni di ebbrezza. «Perché non torni da me o Bacco mio / a farmi dimenticar quel dolore». Egli sente l’angoscia di certe situazioni e va alla ricerca di un ristoro. Di fronte alle sconfitte della vita egli ha sempre uno spiraglio di speranza, la soddisfazione di chi, mortificato, ha la forza di reagire. «Verrà il dì della vittoria / sfiderai l’avverso destino». Qualche larvata sfumatura di pessimismo: «Questa è la sorte che mi diede il fato / andar ramingo per le vie del mondo». Sfortunato in amore per lui... «ogni cuor di donna ha chiuso le porte». C’è amarezza nell’ammettere questo abbandono. La carrellata poetica prosegue esaltando il Natale che per lui ha perduto il profumo dell’innocenza. Riconosce la sua pochezza... «Io sono un essere vivente già morto». Addirittura rivendica assonanze con i grandi della poesia da cui attinge lo spirito creativo che gli infiamma il petto. La creatività di Albanese è quanto mai attualistica, non lesina momenti di esaltazione alternandoli con altri di evidente scoramento. L’assillo degli esami lo angustia. «Ben venga giugno carco di dolore / e ben venga l’attesa bocciatura». La nostalgia lo assale. «Volan gli anni miei simili al vento / mi vien meno la bella gioventù». Quanta amarezza! La silloge si conclude con il “Trionfo dell’amore”, composizione intensa, inneggiante a questo sentimento che riesce a vivere «fra quest’aria grigia e fuligginosa / di rottami di ferro e acciaio fuso». Poesia forte, determinata, profondamente sentita!

Pacifico Topa