Il Convivio

 

 

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Analisi psicologica in Neppure soffrendo di Antonietta Benagiano (Ed. Passaporto, Roma 2000)


Il romanzo “Neppure soffrendo” di Antonietta Benagiano egregiamente sintetizza una realtà a noi vicina; un tema a lei caro è quello dei rapporti interpersonali ed è in questo suo lavoro che i protagonisti si propongono nella loro complessa costituzionalità, con le carenze tipiche e con le naturali aspirazioni. Il racconto di quanto è avvenuto nel passato è un mezzo agevole per inserire eventi e far conoscere fatti che, altrimenti, potrebbero sembrare banali. Una dialogazione snella, sintetica e rapida agevola l’immediata intuizione dei fatti. La suggestione del mare, la complicità di ambienti galeotti, fanno da degna cornice all’assunto della narrazione, evidenziando l’intraprendenza femminile abitualmente poco considerata. Tutto il romanzo è quasi un’operazione di riscatto con cui la donna è protagonista ed agisce in prima persona, mezzo, questo, assai utile per farne un attento studio psicologico e saggiare atteggiamenti evocativi di amori passati. Ciò che si apprezza nel racconto è la meticolosità con cui vengono descritti eventi e soprattutto con cui vengono illustrati gli stati d’animo. Questo determina una profonda conoscenza psicologica da parte dell’autrice che avrà fatto della sua esperienza professionale come docente di scuola media superiore a contatto con i giovani nella loro età evolutiva. Particolarmente apprezzabili sono le delucidazioni di stati d’animo, di situazioni particolari, la profondità in prospettiva sulla caratterologia dei protagonisti. A conclusione riteniamo opportuno riportare la frase con cui Pasquale Pantaleo, nella prefazione, sintetizza il substrato della Benagiano: «L’autrice ha svolto, nelle pagine del racconto, un compito rilevante per porre all’attenzione del lettore, senza presunzione alcuna, i drammi umani come gli elementi marginali dei conflitti e per destare la sua sensibilità sul recupero dei valori dei principi educativi della cultura».

Pacifico Topa