Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Luca Cosentino o dello spettro pittorico

di Beniamino Biondi

 

All’operazione espressiva di Luca Cosentino presiede l’ossessione: una poetica che nella cosciente reiterazione seriale delle rappresentazioni figurali rivela la sua più intrinseca ed essenziale folgorazione pittorica. L’arte tutta, o meglio l’atto creativo che sottende qualunque operazione estetica come momento privilegiato di congiuntura tra aspirazione e concretezza, si sviluppa e vive di ossessioni. Essenzialmente un solo quadro, dunque, un solo grottesco e caricaturale ritratto di donna, ci mostra l’arte di Luca Cosentino nella sua esposizione, ma, consequenzialità rovesciata, egli non si ripete mai e la sua opera vive nelle sue singole espressioni con autonoma e personale compiutezza. In questo senso, la pittura di Cosentino è paradigmatica di una più generale tendenza della moderna arte postimpressionista.

Ideologicamente stimola la sua ossessione d’artista trasponendo, con morbosa costanza, l’indicibile del suo irrazionale interiore in termini pittorici, a loro volta intrinsecamente emozionali, edificandone una propria estetica figurale. Lo spettro pittorico che ossessiona tale operazione tende, come tale, a rinnovarsi soltanto per durevoli iterazioni rimanendo sempre e incessantemente uguale a se stesso, traducendo in termini visivi tale spettro con un processo di manifesta - almeno in senso figurato - circolarità compositiva, dando luogo alla variante che, pur essendo minima, a livello visivo, è sostanziale ed esemplarmente caratterizzante. Luca Cosentino si muove adottando opposti atteggiamenti e composte positure espressive: coesistono un inconsapevole conformismo - inteso come conformità ad una tradizione condivisa e non come acquiescenza - all’arte informale e anti-figurativa ed un internazionale moto di perdurante ricerca. L’ossessione si spersonalizza e assurge a grottesca metafora storica, avendo volto di donna: figura plasticamente violenta, ritratta in contorni netti, angolosi, le espressioni del volto ai limiti della demenza o della rappresentazione parossistica, tale da indurre una ferita violenta che implica, fatalmente, lo svelamento di un nebuloso horror vacui. Le donne di Cosentino, assunte a meri oggetti, si pongono come mimesis di una condizione conflittuale o di un proprio giudizio: la donna come essenziale frazione dell’uomo, come sua componente segretamente oscura e intimamente feroce, crudele, brutale, la cui insanità mentale si palesa altrettanto nella sua deforme e mostruosa fisicità, oppure come specchio convesso che riflette le brutture della coscienza, il degrado dello spirito, la demenza della nostra civiltà.