Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Vette ardite: conquiste dell’anima di Maurizio d’Armi, tra solitudine e ricordo (Ed. Tracce, Pescara 2002)

 

Più che una raccolta di poesie il volume di Maurizio D’Armi si può definire uno scrigno, il cui contenuto è fatto di messaggi e riflessioni che nel suo susseguirsi in versi si trasformano in poesia, sia per le tematiche trattate, che vanno dalle sensazioni alla ricerca dei suoni e colori della natura, che per l’aspetto psicologico e sociale della vita dell’uomo. Infatti nelle liriche l’uomo è l’elemento essenziale con il suo percorso esistenziale e fisico. Egli appare nella sua solitudine: «Solo, / tra le gente che impazza; solo, / tra i ragazzi / che si prendono le mani; /  solo, / tra le luci / della trepida notte; / solo / e ancor più solo / nella musica della festa / che non è festa / ma solitudine e tormento». E quante volte proprio la solitudine ha portato al collasso dell’esistenza per il «bisogno d’amore e il desiderio di dare?». In “Vette ardite” non emerge solo l’oculata attenzione dell’autore nei confronti di una società contraddittoria, ma anche un “Io” nostalgico verso il passato, che metaforicamente è rappresentato dalla figura emblematica del nonno, quale il punto cardine dei ricordi, mentre l’animo si intristisce nel vedere il sorriso spento. «Nonno, / prendi tutta la mia forza, / tutta la mia voglia di vivere, ma torna a farmi trotterellare / sulle tue ginocchia». Quindi il senso familiare e i ricordi di tempi felici si intrecciato dando vita ad una raccolta che, così come scrive nella sua prefazione Ubaldo Giacomucci, «percorsa da allegorie e metafore di grande suggestione, l’opera ci offre uno stile moderno ed efficace, in cui i simboli e le allegorie non spengono la forza comunicativa del testo, ma anzi la ravvivano con una forma allusiva e simbolica». A dare completezza, trasformando il volume in manuale per l’animo e lo spirito, vi sono sette brani che insistono sulla libertà dell’io. Scrive Maurizio D’Armi: «Essere è sentirsi dentro, è liberare lo spirito, essere è vivere, è essere, è riconquista dell’uomo che è in te, attraverso le esperienze profonde, violente, purificatrici».

                Enza Conti