Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Giovanni Di Girolamo: una raccolta di fiori d’amore in Stornellate
di Angelo Manitta


 

Giovanni Di Girolamo certo non finisce di stupire. E il piccolo volume “Stornellate” (G.D.G. Teramo 2002) lo dimostra. L’opera nasce quasi per gioco, quasi per una scommessa con se stesso, così come afferma lo stesso Di Girolamo nella breve nota introduttiva: «Qualche sera fa, dopo aver lavorato ad un’ennesima revisione del mio “Manuale di metrica italiana” giunto al capitolo appunto dello ‘stornello’, ecco l’idea di nuovo mi si affaccia alla mente; vado a letto, e il frullio nel cervello continua: non faccio fatica a trovare il titolo e neppure il sottotitolo: “Cento stornelli”. Insomma, per non farla lunga, ho cominciato a scrivere, ed al mattino, quando mi sono definitivamente svegliato da alcuni dormiveglia, di ‘stornelli ne avevo composti diciotto». Ma qual è la caratteristica dello ‘stornello’? Si tratta di una composizione breve, di tre versi, di cui il primo è di 5/7 sillabe, mentre il secondo e il terzo sono rigorosamente endecasillabi. Anche riguardo alla rima ci sono delle regole ben precise. Il primo e il terzo verso sono rigorosamente rimati, mentre il secondo verso ha una consonanza con gli altri due.
Se da una parte lo ‘stornello’ di Di Girolamo si rifà ad uno schema tradizionale, dall’altra parte mostra una vivacità di vita ed un’esplosione di colori intrisi ad effetti erotico-amorosi del tutto inaspettati. Il primo stornello è programmatico: «Fior d’amore, / per te piansi e versai lacrime a mare, / ma ti regalo ancor l’anima e il cuore». Si tratta di cento fiori rapportati a cento concetti d’amore. Il lavoro, che potrebbe dare l’impressione di essere ripetitivo, in effetti non lo è, e prova ne è il fatto che appena le composizioni sono andate tra le mani degli amici di Di Girolamo, costoro, in particolare Antonio Di Giambattista e Giorgio Fedele, ne sono stati a tal punto contagiati che anche loro hanno scritto degli stornelli. A quel punto non poteva che nascere un volume a tre mani, una raccolta di 300 stornelli. Ed è questa probabilmente la prossima pubblicazione di Giovanni Di Girolamo. Perdersi in parole è certo superfluo. Meglio è forse leggere direttamente alcuni stornelli. Eccoli:

Fiore d’acanto
vorrei fermare il tempo un sol momento,
per non scordarmi più l’ultimo incanto.

Fior di genziana,
tu che conosci tutta la mia pena,
perché rimani ancor così lontana?

Fiore di loto,
quando sai che l’amore se n’è andato,
capisci bene che la vita ha un vuoto.