Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Cielo d’ardesia di Margherita Faustini: il mondo visto da una bimba (Le Mani ed., Genova 2003)

 

Margherita Faustini, giornalista, scrittrice e poetessa genovese, ha pubblicato recentemente sotto l’egida dell’Unicef (come era avvenuto anche per il precedente volume dedicato all’infanzia dal titolo “Posso giocare?”), la raccolta di racconti “Cielo d’ardesia”. L’autrice, che scava nei suoi ricordi, ha per sottofondo la guerra che vive, dapprima, con l’ingenuità e la logica ferrea dei piccoli come quando, dopo aver sentito parlare dei giorni terribili che sarebbero venuti con il conflitto, si fa pipì addosso, considerando l’appartarsi ed abbassare le mutandine una fatica inutile. È l’innocenza di una bambina che si pone davanti al mondo, che esperimenta i fatti della vita e della morte, che impara e che conclude, ad un certo punto, attraverso le parole della madre:  «gli uomini non possono fare a meno di odiarsi» e la «guerra è ancora più ingiusta di quella di prima perché uccide anche i bambini». Emergono, nella narrazione, anche altre considerazioni giovanili che ci riportano a fatti della nostra quotidianità (ma l’uomo, dunque, non cambia mai?) quando si afferma, ad esempio, che, di fronte al comportamento crudele contro un uomo provato dalla sofferenza: «la gente è strana: si commuove dinanzi ad un relitto, mentre si accanisce contro chi cerca di lottare ancora…».

Nel volume spiccano poi ritratti di personaggi e situazioni del tempo passato che escono delineati nitidamente dalla penna della Faustini, piccoli perfetti quadretti come i racconti  “Il giorno più atteso” o “Le scarpe nuove”.  Crediamo che la letteratura debba essere spunto di riflessione e di insegnamento per tutti, nella speranza di rendere la vita meno ingiusta e cattiva, anche se dobbiamo però rilevare, purtroppo, che le parole dell’autrice sono valide ancora ai nostri giorni, in cui assistiamo ad una situazione di guerre preventive ed infinite. Ma se l’uomo non è diverso da sessant’anni fa, questo scrivere è allora uno sforzo inutile? Ci vengono in mente, a questo proposito, le parole di Don Antonio Balletto (teologo, esperto di culture diverse) quando, dopo una sua relazione, ad una signora del pubblico che gli obiettava quanto tutte le belle frasi di pace, tolleranza, rispetto fossero sprecate, dato che il mondo sembra andare ostinatamente verso il male, rispose che si vedranno i risultati del nostro lavoro magari fra cento anni (ma ci saranno!). L’eroismo, infatti, è vivere la propria quotidianità cercando di portare la propria piccola goccia al mare di un mondo migliore. E Margherita, da tempo, è impegnata in questo.

 

Renata Rusca Zargar