Il Convivio

 
 
 
A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Clara Giandolfo, Ridendo castigantur mores (Libroitaliano, Editrice letteraria Internazionale)


Un esporre scorrevole, quello della poetessa Giandolfo, in un linguaggio semplice e trasparente che trova riscontro favorevole negli adulti, che si adatta ai bambini i quali possono imparare senza difficoltà. Gli argomenti, in genere, non esulano dall’ambiente familiare e scolastico, non trascurano avvenimenti d’attualità, fanno riferimenti frequenti a piante, animali, tipi particolari, a protagonisti di romanzi della letteratura per l’infanzia e fatti storici come la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Apre la silloge il nonno, simpatico personaggio capostipite che s’impone per la sua longevità (centocinque anni) e la sua lunga esperienza e che viene ricordato con affetto per la sua vita attiva, la sua rettitudine, i saggi consigli insiti nei suoi “detti”. Il libro è strumento di cultura e di relax, il telefono utile mezzo di comunicazione e di distrazione... Le poesie sono come filastrocche che si snodano danzando: in esse si nasconde la maestra col suo desiderio, e la sua intenzione, di volere educare e impartire conoscenze ai suoi alunni scherzando... Ricordi di vita studentesca, di viaggi, di bambini morti prematuramente; condanna dei vizi, della delinquenza, dell’egoismo, dell’indifferenza di chi sta bene verso chi si trascina nella fame e nella miseria, della discriminazione, della politica clientelistica. C’è spesso un riandare in tempi passati, lontani, quando non c’era la televisione e si trascorrevano le serate in casa «a leggere leggere leggere». Nelle due poesie “Ad una maestra” e “Alla maestra” è tratteggiata la personalità della “Maestra” che dispensa amore e cultura e che rappresenta il punto di riferimento degli alunni che la vedono come “luce” e guida. «In un prato / c’ero io, / c’eravamo tutti... / Ad un certo punto / vedemmo una luce... / somigliava ad una rosa. / Quella rosa, maestra, / eri tu».

 Antonia Izzi Rufo