Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Carmine Manzi: i mosaici di Michele Frenna
di Giuseppe Manitta


Ormai da moltissimi anni Michele Frenna si occupa dell’arte musiva, sublimando nei contenuti estetici registri espressivi tra narrazione e visione. Esemplare per uno studio attento di quest’autore appare la monografia dedicatagli da Carmine Manzi. Si tratta di due personaggi fondamentali del mondo artistico: il Manzi, poeta, scrittore e giornalista, e il Frenna mosaicista. Scriveva Benedetto Croce che l’arte è visione o intuizione e nel volume l’intuizione della parola si affianca a quella delle opere musive: tasselli che si armonizzano in un linguaggio che ha come chiave di lettura o la parola o il cromatismo del vetro, materiale inusuale nel mosaico. La monografia del Manzi è un’opera rigorosamente impostata dal punto di vista storico-tematico, che parte da un’analisi metafisica delle opere per giungerne ad una materializzazione sociale. Il percorso scruta la comunicabilità delle sensazioni, filtrate dalle visioni e dai messaggi, dalla luce che si diffonde in uno scavo al limite tra metafisico e reale. Ma la peculiarità analitica di un Manzi e la capacità introspettiva e comunicativa di un Frenna fanno della monografia uno spunto di riflessione e un epicentro dell’analisi del bello mutevole. L’autore, infatti, nota che in ogni mosaico si ha una concezione mutevole dell’affascinante reale-metafisico nell’assimilazione temporale che si esterna in un continuo fluire di tasselli articolati secondo un modulo tra tonalità e trasfigurazione.

Via Crucis, (mosaico cm 72, 8x52,6)

Ragazze sulla spiaggia, (mosaico cm 50x70)

L’analisi delle opere di Michele Frenna parte dal mondo, un mondo «vario e complesso, dove ognuno ha la sensazione di ritrovarsi con i suoi sogni e con le sue aspettazioni, dove ognuno si sente coinvolto e partecipe di una vita e di un tormento che sono anche i suoi, perché Michele Frenna ha questa grande capacità di estendere agli altri i suoi palpiti, i suoi desideri, le sue pene». In questo passo Carmine Manzi analizza una delle funzioni peculiari del suo autore: la capacità comunicativa. Dopo la lezione novecentesca l’arte in generale, nella sua dimensione universale e peculiare, ha mirato al narcisismo egoistico sacrificando una funzione insita già nello stesso termine: il concetto di comunicazione analizzato attraverso lo stretto rapporto tra autore e fruitore. Ma gli spunti critici dell’opera si estendono fino ad un’identificazione della funzione sociale. L’arte sta perdendo il rapporto con il sociale, invece Michele Frenna nella sue opere, sublimate dalla concretizzazione dell’esistenziale, si orienta nell’analisi sociale. Quest’intento si materializza nella rappresentazione di fiori, paesaggi, scene agresti, di vita comune, fantastiche esecuzioni e poi in un misticismo che rende le opere sempre fresche, in un continuo turbinio d’energia che le anima e le riflette al mondo. Possiamo parlare di sintesi storico-tematica in un’allegorica visione dello spazio-tempo.

Nell’arte di Michele Frenna, dunque, si rispecchia l’animo di un’artista sensibile, capace di sublimare i contenuti spirituali in una continua ricerca emozionale della realtà, del bello, ma anche in una viva espressività che si lega alle rappresentazioni della terra natia: la Sicilia. Valli incantate e infuocate tra sogno, mito e realtà, tra emozione e sensazione, in un connubio con una profonda conoscenza della tecnica e della narrazione. Un percorso che ci dimostra come «Michele Frenna è un operatore instancabile che trova gioia e soddisfazione nel lavoro, e per mettere in pratica l’acquisizione di nuove tecniche e per dare slancio al suo interiore tormento attraverso nuove creazioni che meglio traducano i suoi impulsi e permettano alla sua vitalità di esprimersi e di considerare in una sintesi più efficace quello che è il “lirismo” della sua concezione artistica» (Manzi).