Il Convivio

A. IV n. 3
Luglio - Settembre 2003

Sogni di Rosa Maria Mistretta (Club letterario italiano, Latina 2002)

 

«Inno alla vita, alla bellezza, ai colori e ai suoni della natura», così in sintesi si può definire la poesia di Rosa Maria Mistretta, che non a caso ha intitolato la sua raccolta di liriche: “Sogni”. Si tratta di un tuffo tra il reale e l’irreale e il positivismo di un “IO” che riesce a cogliere tutte quelle sfumature felici dell’esistenza, tanto da diventare linfa vitale e fattore scatenante di un amore intenso e “innato” per la natura, il cui segno si manifesta nel ciclo vitale, mentre dallo sbocciare dei fiori alla pioggia, dalle foglie dorate dell’autunno all’eco delle onde azzurre, è il suono melodioso di «una campana solitaria / che mandava rintocchi tranquilli / al mondo intero», che appare in una veste nuova. L’autrice si può definire ambasciatrice di quello che deve essere il vero ruolo della poesia: cioè una forza intensa che indaga nel «profondo dello spirito». Ma l’uomo in tutto questo dove si colloca? Nel contesto globale della natura, si risponde, tanto che il «paesaggio è il dialogo tra Uomo e Natura». Anche l’infinito, la finestra, il freddo, il silenzio la solitudine e la tenerezza, che negli autori di ogni tempo sono il simbolo di un animo inquieto e triste, invece nelle liriche della Mistretta il tutto viene dolcemente ribaltato. E all’oscurità del cielo nero, al vuoto della stanza, si contrappone la melodia del vento e del mistero, mentre le foglie ormai senza vita si trasformano in stelle luccicanti e la fantasia vola in alto verso l’Infinito. Si tratta di una poesia che infonde freschezza e solarità dietro l’incalzare dell’input dell’autrice: «Serenità, / è la mia parola d’ordine, / amore, / è la mia melodia, / è una grande gioia», tant’è che Rosa Maria Mistretta conclude l’introduzione del suo penetrante volume così: «‘Sogni’ è un libro che si legge col cuore, che ispira profonde e magiche riflessioni, che induce a provare sensazioni ed emozioni descritte, vissute nelle singole individualità». Una raccolta che verso dopo verso ti fa scoprire l’animo romantico di chi ha fatto proprio l’affascinante mondo della natura. Quella natura che ha fatto cantare numerosi poeti tra cui anche Baudelaire, che la definiva «un tempio dove pilastri vivi / mormorano a tratti indistinte parole; / l’uomo passa, tra foreste di simboli / che l’osservano con sguardi familiari». E di certo la Mistretta ha un rapporto più che familiare con la natura, qualcosa che le dà vitalità e arricchimento dell’animo.

 

  Enza Conti